Volevate un arbitraggio più "all'inglese"? Eccovi accontentati. 
 

Sono stati molti gli episodi discussi in questa seconda giornata di campionato, caratterizzati principalmente per dei mancati rigori. Errori di cui la responsabilità è stata fatta ricadere dai più al VAR che non ha ravvisato l'arbitro dell'equivoco. Ma il vero sbaglio è proprio questo.

Prima di cominciare bisogna fare una premessa: la regola può essere o non essere condivisa ma finché vale per tutti allora va bene, perché, giusta o sbagliata che sia, non favorisce né sfavorisce nessuno. E per il momento - incrociando le dita e con buona pace per chi crede ai complotti e sutterfugi vari - è stato riservato lo stesso trattamento per tutti. 

I casi in questione sono il fallo di Hongla su Lautaro al 59' in Verona-Inter, quello di Luperto su Dybala al 30' in Juve-Empoli e quello di Lukic su Bonaventura al 43' in Fiorentina-Torino. Tutti e tre gli episodi sono inequivocabilmente rigori netti ma rientrano nella casistica di "contatti bassi", ovvero quegli interventi che comprendono contrasti bassi e non volanti dei quali si può stabilire se siano fallo o meno in base all'intensità e non con un replay. Pertanto il VAR non può intervenire, spetta all'arbitro in campo a decidere. E se sbaglia - d'altronde è umano - è colpa sua. 

 

A chi fosse venuto in mente - pensando ci sia stato un favoritismo o un metro di giudizio differente - il rigore assegnato alla Lazio nella gara contro lo Spezia a causa di un intervento irregolare di Erlic su Pedro al 44' grazie al richiamo del VAR, be', in quel caso è stato giusto il suo intervento: il gesto del giocatore bianconero è plateale, un calcione in area di rigore che non si può mai lasciar correre perché non c'è grado di intensità che tenga. 

 

Ma facciamo ulteriormente chiarezza: la regola - spiegata in maniera semplice e pragmatica - prevede che il VAR intervenga nel caso di falli di mano (commessi in area), fuorigioco (che propiziano un gol), condotte violente (in ogni caso) , scambio di persona (quando assegni un fallo a chi non lo ha commesso), trattenute prolungate ed evidenti (commessi in area o se fatti da ultimo uomo e quindi da cartellino rosso), calcioni ineccepibili (commessi in area o da cartellino rosso), pestoni gravi (commessi in area), interventi scomposti sul portiere (dai quali nasce un gol o da cartellino rosso) e infrazioni, in generale, da cartellino rosso: insomma, il solito "in caso di chiaro ed evidente errore".

 

Questo sta significare due cose: la prima è che gli arbitri devono fare meglio di come fatto in questo turno di campionato, la seconda è che bisogna togliersi dalla testa che il VAR funzioni come una moviola in campo. Non funziona così. Capitelo perché prima si capisce, meno polemiche ci saranno e più divertente sarà il gioco del calcio

 

A cura di Manuel Delon 


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