Muraro: "Pensare una partita alla volta. Dumfries come Hakimi"
Carlo Muraro, ex ala nerazzurra, intervistati ai nostri microfoni dice: "Sono giorni intensi, ma bisogna pensare partita per partita. Dumfries mi piace molto, mi ricorda Hakimi".
Muraro: “La forza dell'Inter di quest'anno è che tutti si rendono pronti all'occorrenza, comprese le riserve. Dumfries? Mi piace sempre di più”
Carlo Muraro è convinto: l'Inter di quest'anno ha una forza più grande rispetto alle altre perché l'allenatore Inzaghi ha messo tutti sullo stesso piano, riserve comprese. L'ex attaccante nerazzurro, con cui ha militato dal 1973 al 1985 con intervalli al Varese ed all'Udinese, ha parlato ai microfoni di calciomercatointer.eu. Muraro è tutto sommato contento dell'andamento della squadra, anche se predica prudenza.
Carlo, domani ci sarà una sfida importante con il Napoli. Dove pensi che sia più pericoloso l'avversario?
“Credo che l'Inter cercherà di fare la sua partita, per avere più possesso palla rispetto al Napoli. Spalletti, che è uno intelligente in queste cose, lascerà venire fuori l'Inter per poi trovare gli spazi necessari alle loro spalle. Osimhen, Insigne e Politano sono veloci. Io temo molto Zielinski. E' un buon centrocampista completo. Può fare tutto: salta l'uomo, si muove con entrambi i piedi bene, calcia spesso dalla distanza. In generale il Napoli ha tante qualità. Forse un loro punto debole in questo momento è la linea difensiva per via dell'assenza di Koulibaly. Ecco, gli episodi diventeranno decisivi, per cui chi sbaglia meno vincerà. Se dovesse vincere il Napoli, rientrerebbe in corsa per lo scudetto”.
Questi giorni sono fra i più impegnativi della stagione fra derby, Roma, Napoli e Liverpool. Riuscirà l'Inter a tenere il ritmo?
“Credo che non è facile fare un programma preciso. Con tutte queste partite ravvicinate si rischia di perdere qualcuno per strada per infortunio (vedi Bastoni). Con Bastoni assente, mancherà un po' di costruzione da dietro (in cui lui è molto bravo), ma c'è comunque D'Ambrosio che non è per niente un ripiego. Credo che si deve preparare partita per partita, cercando di coinvolgere tutto il gruppo”.
Rispetto alle aspettative di inizio stagione le cose stanno andando meglio, che ne pensi di questo?
“Lukaku e Hakimi erano il fiore all'occhiello, con qualità tecniche superiori agli altri. non a caso l'Inter era obbligata a servirsi delle loro prestazioni. Lukaku da una parte metteva il suo fisico e andava spesso da solo, mentre Hakimi sapevi che c'erano i suoi inserimenti spesso coordinati. Forse a furia di giocare così a memoria gli avversari hanno imparato a come fermarli (infatti negli spazi stretti facevamo fatica l'anno scorso)".
Puoi farci degli esempi tra l'anno scorso e oggi?
"Oggi ci sono giocatori con caratteristiche diverse anche se simili. Dzeko è un goleador che però dà spazio anche al resto della squadra, così come Dumfries sta diventando sempre meglio. All'inizio era un po' in difficoltà ma è normale quando arrivi da un campionato estero. Io penso che in questo gioco i centrocampisti hanno più spazio poiché se lo fanno dare dagli attaccanti davanti”.
A proposito di Dumfries, a volte sembra più un'ala piuttosto che un terzino… che ne pensi da ex ala?
“Per certi versi somiglia più ad Hakimi. Come lui infatti ha dovuto un attimo capire le dinamiche del calcio italiano. Una volta capite, è diventato importante. Ha infatti caratteristiche di resistenza e di velocità, oltre ad avere buone impostazioni difensive. Dumfries ha comunque ancora tanti margini di miglioramento”.
Un filo rosso che unisce le due Inter è la mentalità. Sembra che a volte Conte sia ancora presente, vero?
“Ben detto. L'Inter di quest'anno scende in campo con dei valori che ha lasciato nel segno l'allenatore precedente e questo è un dato positivo. Esempio: sanno cosa vuol dire giocare per vincere, per il collettivo e non per il singolo. Inzaghi ha dato un po' più di libertà ai giocatori di muoversi, tant'è vero che spesso anche Bastoni e Skriniar salgono in attacco. Così facendo però rischi di essere un po' scoperto dietro”.
Da ex attaccante, che giudizio hai su Lautaro? Ultimamente è un po' spento…
“Più che spento, Lautaro soffre molto i viaggi intercontinentali con la Nazionale. Non a caso, vogliono che ci sia sempre perché sanno che è un giocatore importante per il loro percorso. Non sembra ma questi lunghi viaggi comportano molte energie a causa del fusorario. C'è poi da dire che lui in coppia con Dzeko spende molti sforzi fisici sia per smarcarsi che per andare verso la porta avversaria. Spesso succede anche che i due attaccanti vadano a prendere la palla nella metà campo avversaria e poi andare verso la porta. Inzaghi comunque se lo fa giocare è perché lo soddisfa abbastanza, poi quando non ne ha più lo toglie per Sanchez che ultimamente si sta rivelando altrettanto importante”.
Se Caicedo è un ripiego per il presente, il futuro sarà probabilmente Scamacca. Tu che pensi di lui?
“E' molto bravo tecnicamente. Ha avuto un lungo percorso nelle categorie inferiori, però è solo quest'anno che ha preso coscienza delle proprie capacità. Bisogna però vedere se sarà in gradi portare il peso di giocare in una grande squadra come l'Inter e davanti a un pubblico molto esigente come quello di San Siro. C'è chi lo sopporta e chi lo subisce. Quando al Meazza sbagli, devi avere la sfrontatezza di dimenticare subito e andare avanti, perché la gente mormora (ride, ndr). Qua ha un ruolo fondamentale anche il carattere personale”.