Fonte: @lapresse
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CI SIAMO! Dopo 11 anni esatti l'Inter è tornata sul tetto d'Italia, detronizzando la Juventus che per 9 anni ha letteralmente dominato la competizione. L'Inter è campione d'Italia per la diciannovesima volta, festeggiando con 4 giornate di anticipo il meritato traguardo. E' tempo di fare un bilancio e di PAGELLONE. Ecco i nostri voti:

-HANDANOVIC: 6

Capitano ed estremo difensore: mai una parola fuori posto, nessuna macchia nella sua vita extra campo, encomiabile, ma allo stesso tempo inaffidabile in certe situazioni della partita. Nella prima parte della stagione ha fatto vedere la sicurezza fra i pali e anche fragilità mentale, cadendo spesse volte in errori da esordiente. Le sue “papere” sono costate spesso degli svantaggi da cui l'Inter è uscita bene o quasi sempre a spuntarla. Dopo il girone di andata in cui le paure del portiere sloveno sembravano una certezza, quello di ritorno si è aperto con un super Handanovic (le parate contro i rossoneri nel derby gli hanno dato grande fiducia). Ben 10 partite senza titubanze, poi Napoli-Spezia-Verona hanno riacceso nei tifosi l'incubo di avere a porta un ragazzo totalmente ignaro della posizione che ricopriva. Tuttavia, dopo 8 anni di Inter, per il nostro capitano, una sufficienza sta stretta. Avrebbe certamente meritato di più.

-PADELLI: sv.

-RADU: sv.

-DE VRIJ: 8,5

Il capitano silente, perché non ha fiatato né fiata mai. E' consapevole di ricoprire un ruolo fon-da-men-ta-le, generale della difesa nerazzurra, il nostro muro (ricordando Samuel). Le sue scelte sono state sempre oculate e mr. Conte non ha mai fatto a meno di lui. Dal 2018 una sicurezza. Inossidabile.

-SKRINIAR: 9

Se Gesù avesse avuto una guardia del corpo, quella sarebbe stata Milan Skriniar. L'armadio a doppie ante della Slovacchia è, forse, il giocatore più amato della rosa dell'Inter. Il perché è facile a dirsi: rinnovo del contratto senza l'ausilio degli agenti, attaccamento ai colori, voglia di rimanere a tutti i costi all'Inter, nel club che l'ha scelto come baluardo della propria difesa. E difesa a 4 o a 3 poco cambia, lui sarà lì a mettere un piede sul pallone (Correa ancora è incredulo). Tempi di scelta ineguagliabili, come la sua dote di farsi trovare pronto quando il mister lo chiamava dalla panchina, al tempo di Godin titolare. E se la Premier lo vuole, lui risponde “no, grazie”. Per noi è semplicemente Skri.

-BASTONI: 8,5

Se hai 22 anni e ti dicono che giocherai titolare nell'Inter e che sarai convocato in Nazionale, o chiedi di essere svegliato o di mostrare le carte. E le carte sono state mostrate. Alessandro è un talento puro, il futuro del club e della nazionale. Lo scorso anno doveva andare in prestito, ma Conte l'ha voluto testare. Detto fatto: lui che tifosissimo dell'Inter non avrebbe mai immaginato di giocarci, ha ripagato la fiducia del coach con prestazioni eccellenti, meritando di poter coltivare il suo sogno. La sua giovane età gli ha fatto compiere qualche passo falso durante l'arco dell'anno, con la pressione di giocare in palcoscenici europei di un certo tipo, ma non gli si può che dire: “siamo orgogliosi di te, Ale, continua così!”. La mascotte.

-RANOCCHIA: 6,5

Se dovessi trovare un esempio di tanta virtù nella storia, non ci sarebbe paragone. Andrea Ranocchia è unico del suo genere. Da titolare e capitano a spodestato e partente, da figliuol prodigo a panchinaro. Da panchinaro a eroe. Così si tramanda la leggenda di un uomo, forgiato dal fuoco di mille difficoltà, tornato per amor di maglia, tornato perché la maglia lo reclamava. Andrea sta all'Inter, vieni l'Inter sta ad Andrea. Era giusto re-incontrarsi, abbracciarsi e salutarsi con lo scudetto. E 'giusto, perché non c'è addio più bello di quello con il sorriso. Sempre pronto quando chiamato in causa, sempre rispettoso quando interpellato. Un vero gentleman di altri tempi, un cantore umbro del XII sec., Favellatore e poeta. “Vorrei sentire la storia di Ranocchia e dell'Inter” diranno i più piccini .

-KOLAROV: 5

La leggenda narra  che Conte avesse voluto giocatori pronti e capaci di stravolgere le partite. Ecco, Aleksandar Kolarov ne è l'eccezione. Totalmente inutile, totalmente inaffidabile, scomparso ad ottobre, ricomparso in borghese nella sfida contro il Verona. Per 3 milioni netti ci saremmo aspettati ben altro. E intanto si gode l'immeritato scudetto, senza aver dato nulla in campo o almeno senza aver dato quel quid in più che un giocatore esperto avrebbe dovuto dare. Però, c'è da sottolineare che Bastoni ne ha sempre parlato come un dispensatore di consigli. Grazie lo stesso Aleksà! 

-D'AMBROSIO: 6,5

E questo scudetto arriva anche per lui, il primo acquisto dell'era Thohir, passato dall'Indonesia alla Cina, l'eroe dei due presidenti, il mietitore di terzini. D'Ambrosio è il pecorino romano sull'amatriciana, sai che ci va e se non lo metti non è la stessa cosa. Danilo è come quel giro d'olio finale su una bella bistecca, gustoso. Lui è il campione della Zona Cesarini, il vero custode del risultato. Insomma, l'eroe dell'80 al 90' minuto, quello che protegge la palla, che fa falli strategici e che è furbo quanto una volpe per non farsi ammonire e se prende il cartellino giallo rimane incredulo. Peccato per l'infortunio di febbraio, altrimenti avremmo assistito ancora a grandi performance. Lo scugnizzo.

-DARMIAN: 7,5

Arrivato nell'indifferenza più totale (eppure già molto criticato), Matteo ha varcato le porte di Appiano senza pretese, sebbene il suo curriculum parlasse di un'esperienza al Manchester United, non l'ultima squadra dello Yorkshire. Poteva essere superbo e non l'ha fatto, è entrato nello spogliatoio con l'umiltà di uno che non è nessuno, ma che da nessuno è stato osannato. Da reietto a re. Se oggi possiamo festeggiare in anticipo lo scudetto, beh, lo dobbiamo a lui e ai suoi gol contro Cagliari e Verona, entrambe terminate per 1-0. I tifosi nerazzurri, me compreso, ti chiedono scusa e ti ringraziano.

-YOUNG: 6

Dopo un avvio avvincente, l'inglese ha mostrato tutti i suoi limiti, ma, ciononostante e qualche lamentela per il poco impiego, si è subito allineato al volere dell'allenatore quando ha capito che l'andazzo delle partite volgeva in favore dello scudetto, che mancava da troppo tempo. E allora si è fatto da parte, ha preso in mano il suo destino e l'ha messo nelle mani della squadra. Quando chiamato in causa, ha sempre lottato come un leone. Il traguardo vale più di mille panchine. The british man.

-PERISIC: 7

Chi sei Ivan? Dopo anni ancora non lo so. Entri in campo e non tieni la posizione, poi la ritrovi e giochi da Dio, sbagli cross, poi fai assist nell'azione successiva. Hai vinto tutto col Bayern, torni e ti rimetti in gioco. La Croazia, che terra di pazzi! Chi sei Ivan? Dimmelo. Io non lo so proprio. Dentro di me c'è un misto fra odio e amore. Ti ho odiato quando non conoscevi il tuo ruolo e l'hai imparato, ti ho odiato per i doppi passi che non ti riuscivano, ti ho amato quando puntavi l'uomo, lo saltavi e mettevi palle al centro dell'area per gli attaccanti, ti ho amato quando hai segnato, esultando con la nostra maglia. Il croato bifronte.

-HAKIMI: 9

Se Zeus non avesse avuto Hermes come messaggero alato, quel ruolo sarebbe stato ricoperto di Achraf Hakimi I, re dei velocipedi, sovrano dell'etere, pie' veloce principe delle gazzelle. Noi ti onoriamo e ringraziamo Suning e Piero Ausilio per averti portato in terra italica. A te perdoniamo tutto, o sommo, e la rabbia ci monta per il fallo a tuo danno contro il Real non fischiato (cosa sarebbe stato altrimenti?). Sei l'erede del Colosso, finalmente un'ala come non si vedeva da 10 anni. San Siro ringrazia. Finalmente uno che sa cosa significa correre. La freccia del Mediterraneo.

-BROZOVIC: 7,5

Io e te non ci siamo mai amati, Epic Brozo, eppure nel cuore sento di avere lasciato spazio per te. Genio e sregolatezza, passività e lampo. Tu sei quello che se si accende, la partita cambia volto. Troppo discontinuo Brozo, perché? Che ti passa in quella testa? Anche Conte ci ha provato a capirlo, ma neanche tu lo sai cosa ti capita in campo. Perché il genio è così, prendere o lasciare. Il pazzo croato.

-BARELLA: 8,5

Sei il centrocampista più forte d'Europa? Probabilmente sì, ma sei il futuro di questa squadra e qui devi rimanere. Recupera palloni, corridore instancabile e persona di cuore. Nicolò è il fulcro del centrocampo, senza di lui l'Inter avrebbe preso qualche gol in più e perso qualche azione brillante in meno. Incursore, tiratore, contropedista. Semplicemente il giocatore che ci meritiamo. Grazie di esserci. Il guerriero.

-ERIKSEN: 7

Il talento non si discute, ma c'è sempre un ma. Perché Christian è un calciatore da 10, solo che lo mostra solamente in rari spezzoni di partita. E' arrivato come il campione che avrebbe cambiato il nostro centrocampo, invece non si è adattato al gioco di Conte e al campionato italiano. Dopo mesi di panchina, con l'addio scontato a gennaio, vuoi per motivi di ingaggio, vuoi per mancanza di sostituto, il danese è rimasto all'Inter e ha riscoperto quanto sia bello mettersi in gioco e ricominciare dall'inizio. Ora è pedina inamovibile insieme a Brozo e Barella, anche se il primo a essere sostituito. Ci aspettiamo ancora molto, ma ormai è finalmente parte della nostra grande famiglia. The King of the North.

-VIDAL: 5

Insieme a Kolarov fa parte dei vecchietti acquistati per l'esperienza e per vincere subito, ma il campo ha sentenziato che il cileno ha fatto più danni che altro, soprattutto in Champions, procurando due rigori…per gli avversari. Ecco, si può confermare che la politica green + old non abbia dato i suoi frutti, anzi, potremmo dire senza problemi che sono stati i giovani i veri trascinatori della squadra. A parte qualche foto su Instagram, il cileno non ha contribuito a molto o forse sì: ha segnato alla Juventus, l'unica soddisfazione che ci ha dato in un anno.

-GAGLIARDINI: 6

Arrivato come giocatore che stava facendo molto bene con l'Atalanta, ormai Roberto è diventato l'unico rimpiazzo a centrocampo di cui Conte si possa fidare e, a detta del coach, l'unico mediano difensivo, se escludiamo Vecino, il semprerotto. Beh, le sue partite le ha fatte, sempre con la stessa velocità di crociera, sempre con passaggi scontati e mai illuminanti, ma sempre pronto quando chiamato in causa. Il voto è comunque positivo. Daje Gaglia!

-VECINO: sv.

-SENSI: 5,5

Le qualità le avrebbe anche Stefano, ma qualcosa non è andato a buon fine durante la sua convivenza con Conte. Perché, a parte gli infortuni, se in Nazionale gioca (e pure bene) due partite su tre, mentre in campionato fa solo qualche spezzone di breve durata, qualcosa deve essere andato storto. E certamente anche nella testa del giocatore qualcosa si è rotto. Vedremo se la sua permanenza sarà confermata, ma ad oggi il centrocampista non ha mostrato né grosso attaccamento alla causa né alla maglia. 

-LUKAKU: 9,5

L'importanza di avere Romelu in squadra è incommensurabile. E' come avere un eroe omerico dalla propria: 41 partite, 27 gol e 9 assist. Una grande fetta di scudetto è tutta sua, ma a lui non piacerebbe avere questa attenzione, perché il merito è sempre della squadra. E anche se nelle ultime partite non ha timbrato il cartellino, il suo lavoro di non possesso palla, di copertura, di assistman non viene mai meno. Un leader in campo e fuori, che ha dimostrato davvero di valere 83 mln, di zittire a suon di prestazione i nemici. Il rumore, quello bello, quello della prostituzione intellettuale. Big Rom.

-LAUTARO: 8,5

Un'altra stagione sopra le righe per il talentuoso attaccante di Bahia Blanca, 44 partite, 17 gol e 9 assist. Una seconda punta atipica, capace di ricoprire più posizioni in mezzo al campo e con l'audacia di puntare l'avversario in campo aperto. Anche lui un po' appannato nelle ultime uscite, ma la LuLa non si tocca. E' patrimonio UNESCO per la bellezza espressa in campo. El Toro.

-SANCHEZ: 6,5

Alexis non è più quello di una volta, lo sappiamo tutti, ma il contributo in campo l'ha dato sempre, nel bene e nel male. Pecca, forse, di ritardo nella visione di gioco: tocca troppe volte la palla, ritardando magari la scelta in verticale, ma rimane un giocatore chiave per la vittoria dello scudetto, soprattutto all'interno dello spogliatoio.

-PINAMONTI: sv.

-ANTONIO CONTE DA LECCE: 9

Un anno storico per l'Inter, per i tifosi e per l'Italia, liberata finalmente dall'egemonia della Juventus. Nonostante le grandi difficoltà che hanno investito i giocatori e soprattutto il coach durante il campionato (senza elencarle), il condottiero da Lecce ha saputo mostrare, anche con qualche frecciatina alla società, di saper difendere il proprio operato ei propri addetti ai lavori da critiche poco costruttive, nel motto di “zitti e pedalare” e “l'Inter non si tocca”. E ' questo il suo merito più grande. Anche se l'uscita dai gironi di Champions non si può del tutto cancellare, ora bisogna godere e celebrare lo Scudetto, siamo Campioni d'Italia per la 19esima volta!

 


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