Inter, la cessione di Lukaku come la resa dei conti per Suning
La resa dei conti
L’amara verità sul progetto Suning
Nella vita ho avuto la fortuna di incontrare persone che mi hanno insegnato come sia meglio avvicinarsi alla verità un po’ per volta, a partire da tanti segnali piccoli e meno piccoli, in modo da aver tempo di comprenderla e - forse - accettarla. L’alternativa a questo lungo lavoro di self training è solo una: lo shock della realtà che ti piomba addosso senza preavviso.
Per tutti i tifosi dell’Inter che hanno sempre ciecamente riposto la propria fiducia nella famiglia Zhang - spesso insultando chi aveva opinioni diverse dalle proprie e arrivando a infangare il nome di leggende nerazzurre come Oriali - la cessione di Lukaku al Chelsea è questo shock. Eppure, anche solo dall’estate 2020 - da cui sembrano passati dieci anni - ce ne sono stati parecchi di segnali assai poco incoraggianti sul futuro dell’Inter.
Partiamo dal mercato. Dopo Hakimi - arrivato a Milano grazie all’incasso proveniente dalla cessione di Icardi al PSG - Suning non ha più autorizzato un solo euro di spesa in cartellini: questo è francamente inaccettabile, anche in un contesto di pandemia mondiale. Mentre altri club si impegnavano in operazioni anche ottime in prestito con diritto di riscatto (come fatto dalla Juventus con Chiesa) l’Inter portava in rosa Vidal e Kolarov, arrivati su richiesta di Conte, certo, ma solo perché la scelta era tra giocatori il cui cartellino fosse gratuito.
Come dimenticare poi l’assenza prolungata di Steven Zhang da Milano, che nei mesi decisivi per la conquista del campionato ha scelto di abbandonare la squadra di cui è presidente per starsene in Cina? Tra l’altro, di una squadra di calcio si può essere proprietari senza volerne essere presidenti: se si sceglie di essere presidenti la vicinanza fisica al team non dovrebbe mai mancare. I più accorti hanno subito colto, nell’assenza prolungata di Zhang da Milano, l’inizio della sua ritirata strategica: non certo un tentativo di negoziare un nuovo ricco sponsor cinese, come alcuni fantasiosi narratori hanno ritenuto di raccontare.
Visto l’abbandono - materiale e morale - da parte della proprietà, l’impresa di Conte e della squadra che ha portato al diciannovesimo Scudetto della storia dell’Inter si è rivelata ben più ragguardevole di quel che sarebbe stato in condizioni normali. Proprio a questo punto si colloca uno dei punti umanamente più bassi della gestione Suning: il ritorno di Zhang in Italia solo per fare le foto con la coppa dello Scudetto e imporre i tagli che hanno di fatto posto fine al progetto di un’Inter competitiva per la vittoria.
Il resto è storia recente: l’addio di Conte è stato imputato, dai soliti pasdaran della famiglia Zhang, al carattere fumantino del tecnico leccese. La cessione di Hakimi è invece stata giustificata con difficoltà provocate all’Inter dalla pandemia: una lettura che potrebbe avere senso, se solo anche le altre big italiane avessero dovuto effettuare cessioni per 70 milioni per poter coprire le spese correnti. Come dimenticare poi il povero Oriali, massacrato da buona parte della tifoseria che dovrebbe essergli riconoscente per il semplice fatto di aver detto, a mezzo stampa, la verità senza tanti giri di parole?
Ora tocca a Lukaku: leggo che tanti sono già pronti ad accusarlo, in quanto “mercenario”, giocatore che “è andato dietro ai soldi”: le cose in realtà sono un po’ più complesse di così. Lukaku è un professionista d’eccellenza, che giustamente punta a lavorare in contesti in cui l’eccellenza sia l’obiettivo verso cui tutti tendono. Purtroppo, fino a quando Suning ne sarà proprietaria, l’Inter non sarà mai più un contesto d’eccellenza.
Gli antichi dicevano: “Veritas filia temporis”, ed è vero. Solo che quel tempo non è lo stesso per tutti. Chi è capace di riconoscere prima la verità soffrirà di meno: magari verrà spesso tacciato di pessimismo (leggi realismo) ma non verrà sopraffatto dallo shock di scoprire all’improvviso che le cose vanno al contrario di come si pensasse.
P.S. A maggio gli Zhang avevano chiesto alla dirigenza di portare 80 milioni di euro di attivo alla fine della sessione di mercato: un risultato proibitivo e pesantemente impattante sulla competitività di una società sportiva, ma tuttavia conseguibile con un unico grande sacrificio. Ora, se a fronte di 185 milioni di entrate (tra Hakimi e Lukaku) ci saranno investimenti solo per 50, l’attivo di 135 milioni se ne starà lì a mostrare, per l’ennesima volta, il valore della parola degli Zhang.
P.P.S. Nonostante lo scempio gestionale di questi giorni (una proprietà che cede l’MVP della scorsa Serie A a due settimane dall’inizio del campionato) tanti continuano a sostenere Suning, identificandola come salvatrice dell’Inter e accreditandole grandi meriti per il diciannovesimo Scudetto. Al di là di questa ricostruzione (piuttosto fantasiosa) mi preme sottolineare come ci sia una parola precisa per indicare le persone che godono ripetutamente dei successi del passato, senza preoccuparsi della possibilità che i medesimi risultati vengano replicati nell’avvenire: perdenti.