Tre anni, 109 presenze e 20 reti e 25 assist in nerazzurro, conditi da 1 Scudetto, 1Supercoppa Italiana e 1 Coppa Italia. 
 

L’avventura interista del niño Alexis Sanchez non è però raccontabile solo attraverso i numeri: uno come lui dovrebbe averne di migliori, ma di quelle 109 presenze poche sono state quelle dal primo minuto e molte sono state le giocate o gli assist che hanno generato reti ed occasioni. I problemi fisici lo hanno limitato, ma anche quando è stato bene Sanchez ha sicuramente sofferto nei due anni di Conte il non potersela giocare alla pari con la coppia inossidabile Lukaku - Lautaro, e nell’ultima stagione ha avuto paradossalmente più occasioni Correa, oggetto misterioso, ma fortemente voluto da Inzaghi. Nonostante questo Sanchez ha dispensato giocate ad alto coefficiente tecnico, pur avendo spesso e volentieri una quindicina di minuti o poco più per incidere. E lui ha inciso spesso. Vero e proprio regista offensivo, con tocchi di alta scuola è stato capace di tracciare corridoi nascosti per i compagni e di incantare i tifosi della Beneamata. Nel mezzo anche dei passaggi a vuoto come l’espulsione di Liverpool, dettata probabilmente dalla voglia di strafare, di incidere e decidere come gli era capitato appena un paio di mesi prima, in una notte che lo ha catapultato nella storia dell’Inter: finale di Supercoppa Italiana a San Siro contro la Juventus e gol decisivo al 120’ del niño, sotto la Nord. Un gol che è valso un trofeo contro la rivale di sempre e anche una rivincita verso alcuni tifosi interisti che a volte ne mal sopportavano la leziosità. 
 

Una serata da film come la ha definita lo stesso Sanchez e che lo ha fatto entrare per sempre nella memoria di ogni tifoso interista e forse questa è la sua giocata più bella: averci regalato un momento di gioia che ricorderemo per sempre. Mucha suerte niño.


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