Silenzio e chiasso, ordine e caos, questi i due fattori che hanno contraddistinto il prepartita di Inter Roma.

Da un lato il silenzio stampa interista che ha rifiutato a priori ogni contatto con i media per evitare di ricevere le domande scontate sulla vicenda del loro ex compagno di squadra, dall'altro il rumore assordante di San Siro con i suoi fischietti una volta che i giallorossi sono scesi in campo.

La decisione di non parlare ai microfoni poteva rivelarsi un'arma a doppio taglio, aggiungendo tensione ad uno scontro che già ne aveva di suo e rischiando di fare il gioco di Mourinho, che sa come giocare queste partite piene di carica nervosa.

Si è rivelato però un ottimo modo per far vivere al 100% il clima ai giocatori e forse motivandoli a dovere.

La gara giocata dai ragazzi di Inzaghi è magistrale e ricorda quella di Champions contro il Benfica: dominio territoriale, tantissime occasioni da gol, intensità in fase di riaggressione e sempre lo stesso marcatore, Marcus Thuram.

Gli 11 sono gli stessi di quella sera, la Roma invece è orfana di Dybala, Pellegrini e Spinazzola, oltre al solito Smalling.

Le formazioni ufficiali.

Il match non poteva che aprirsi in un modo: calcio d'inizio affidato a Lukaku, decibel altissimi al Meazza.

L'andazzo è chiaro, l'Inter vuole fare la partita, volontà che si sposa alla perfezione con quella della Roma che invece vuole aspettare.

Gli ospiti infatti chiuderanno il confronto con il 37% di possesso palla ed un baricentro medio basso più di 9 metri rispetto ai Nerazzurri.

Indicativo il dato dei tocchi in area avversaria: solo due, entrambi di Cristante.

Tocchi della Roma.
Questi invece quelli dell'Inter.

 

Dal punto di vista offensivo infatti i Capitolini non hanno fatto vedere niente di interessante se non qualche combinazione veloce di Lukaku con El Shaarawy o Cristante.

Oltre alla pochezza di idee bravi i padroni di casa a chiudere le fonti di gioco degli avversari come Paredes (con una buona copertura delle linee di passaggio delle due punte), lo stesso Romelu (con un'ottima marcatura di Acerbi) ed El Shaarawy, anche grazie alla prestazione dei braccetti di difesa, molto aggressivi nel rompere la linea.

Pavard era incaricato di seguire El Shaarawy.
Bastoni su Cristante.

Dall'altra parte la Roma di certo non pressava attivamente ma cercava di chiudersi occupando le linee di passaggio.

Cristante fisso su Bastoni, Lukaku su Acerbi ed El Shaarawy su Pavard, con Mancini che rompeva la linea su Mkhitaryan e Paredes su Calha.

L'Inter ha ovviamente cercato di scardinare il blocco basso con la sua fluidità, soprattutto Barella si smarcava molto verso l'esterno del campo per aprire più spazi possibili, in quel caso era Bove a seguirlo.

Bove che quando la costruzione era sulla sinistra stringeva la posizione, rischiando però di attivare Bastoni che poteva cambiare gioco su Barella libero sul lato debole.

Bove stringe su Lautaro ma così lascia Barella libero, torna sull'italiano così Llorente può uscire sull'attaccante argentino.

Proprio la posizione di Barella è stata fondamentale nella partita, ed in generale la sua prestazione ottima.

Infatti siamo abituati a vedere i centrocampisti interisti che seguono il pallone stringendo la posizione, ieri invece l'ex cagliari rimaneva largo anche quando il giro palla era dall'altra parte del campo proprio per non permettere ai giallorossi di afre troppa densità sul lato forte.

Palla diretta su Lautaro che può girare verso Bare anche grazie al movimento di Dumfries che attira il quinto di difesa avversario.

Anche quando i tre di centrocampo stavano vicini però la Roma andava in confusione, non avendo abbastanza uomini per contrastarli.

Paredes lascia la marcatura su Calha per occupare quella più avanzata verso Mkhitaryan, Bove va su Barella ma c'è Calha libero su cui non va El Shaarawy.

In partite così tuttavia l'apporto dei braccetti è quello più importante, per scombinare le marcature avversarie e stanare i blocchi bassi.

Bastoni era più coinvolto per quanto riguarda la fase di sviluppo con una posizione molto larga per attirare il quinto avversario.

Bastoni va largo e Kristensen lo segue, Dimarco sulla linea degli attaccanti per liberargli la fascia, con Mancini in marcatura.
Dimarco si allarga portandosi Mancini, c'è così spazio per l'inserimento di Mkhitaryan su cui Cristante non chiude.

Se però di Bastoni avevamo già visto la grande verve offensiva che l'ha sempre contraddistinto, di Pavard avevamo avuto giusto qualche assaggio.

Il francese ha avuto più compiti di attacco linea e riempimento dell'area visto il suo buon senso del gol e finalmente l'abbiamo visto più coinvolto, come conferma anche la sua heat map.

Inzaghi gli ha fatto risalire molto campo in conduzione e gli ha fatto fare numerose sovrapposizioni interne, oltre al fatto che, come detto sopra, è andato ad occupare l'area più volte anche arrivando al tiro in una circostanza su cross di Dumfries.

Con queste sovrapposizioni interne attirava Bove ed isolava l'1v1 di Dumfries, aspetto in cui l'olandese è stato micidiale contro il malcapitato Zalewski.

Le sue salite senza palla ed il fatto che si sganciasse molto dalla linea difensiva hanno dato il via a numerose combinazioni e strutture in fase di costruzione molto interessanti, scombinando il blocco imbastito dalla Roma e permettendo all'Inter di attaccare la porta in situazioni di palla aperta.

Calha e Barella si aggiungono alla linea di difesa e Pavard si sgancia con Lautaro che scende a legare il gioco. Ricerca del terzo uomo sul francese, completamente privo di marcatura.
Così l'Inter riesce ad attaccare l'area con tanti uomini e fa collassare la difesa avversaria su un lato, purtroppo Dimarco fa un cross troppo morbido.

Come al solito però l'Inter non si distingue per freddezza sotto porta e sblocca la gara solo all'80', ma meglio tardi che mai.

La prestazione è stata molto convincente, i Nerazzurri si confermano una squadra che, quando è centrata al 100%, concede pochissimo agli avversari ed è padrona del suo destino, quantomeno in Italia.

Ottimo aver vinto in questo modo, senza polemiche e facendo parlare esclusivamente il campo, riprendendosi la vetta del campionato e staccando il Milan visto il pareggio al Maradona.

Adesso arriva l'Atalanta a Bergamo, altra partita difficile, prima del Salisburgo che è fondamentale per chiudere il discorso Champions: due partite che, se vinte, darebbero un bel segnale all'ambiente e farebbe affrontare il Frosinone e la sosta con la massima serenità.

Intanto bisogna godersi il momento con la speranza di non avere cali di tensione, il peggior nemico di questa Inter prima di qualsiasi altra squadra.

 

 

 


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