Fenomenologia di una vittoria che vale 9 punti: Inter-Verona e l'apoteosi di Darmian
“Una vittoria che vale nove punti. Quella corsa è quella di un allenatore che sa di aver vinto lo scudetto al 95%”
(Antonio Conte al termine di Inter-Verona)
Una vittoria che vale nove punti, l'ennesima partita che la “vecchia” Inter non avrebbe mai vinto. Contro il Verona, l'Inter ha mostrato tutto tranne che la miglior versione di sè stessa. Lenta, impacciata, svuotata dalla fatica e da quel pizzico di braccino che ti colpisce quando buona parte dei giocatori in rosa non hanno vinto nulla o quasi. Di contro, il Verona è stato perfetto: meccanismi oliati, squadra messa benissimo in campo e neppure lontamente modificata dagli accorgimenti tattici di Juric (Dimarco nei tre dietro) e dalle mosse effettuate al 45' (out due difensori su tre perchè ammoniti), ma poco pericolosa davanti nonostante le tante ripartenze. L'Inter ha sofferto più sul piano territoriale, che su quello delle occasioni: l'Hellas ha prodotto un solo tiro in porta e aveva segnato su una clamorosa topica di Handanovic, rete poi annullata per un leggerissimo (e ininfluente) tocco di Faraoni che sposta il guantone di un Handa disastroso nell'occasione.
L'Inter, dal canto suo, ha sbagliato un paio di opportunità e ha segnato con quello che ormai è l'uomo della provvidenza. Matteo Darmian è stato il tipico acquisto criticato da tutta la tifoseria o quasi, eppure dannatamente determinante per le sorti dell'Inter. Tra qualche mese potremmo parlare dell'esterno cresciuto nel Milan come di uno degli uomini-scudetto. Il lavoro fatto da Antonio Conte su un giocatore che è tornato a rendere come negli ultimi anni del Torino e nel primo anno al Manchester United è stato pazzesco: Darmian ha giocato sia da alternativa/subentrante di Hakimi che sulla sinistra, e al momento ha realizzato quattro gol e fornito tre assist. Una sua rete aveva timbrato la vittoria della speranza contro il ‘Gladbach, i suoi gol contro Cagliari e Verona sono invece valsi due vittorie “da scudetto”: è la rivincita dell’ape operaia Darmian, soldato semplice che Conte sa far rendere nel migliore dei modi, sulle critiche che anche chi vi scrive aveva posto dopo il suo acquisto. Zitti e pedalare, il motto dei gregari e il motto di un Darmian che si sta prendendo la scena anche da subentrante. L'Inter ora è totalmente e definitivamente padrona del suo destino, pur essendo stanca e affaticata in gran parte dei suoi interpreti chiave (Lukaku su tutti) e mostrando le fragilità di Handanovic: vincendo contro Crotone e Sampdoria sarà scudetto.
INTER, MANCANO SOLO CINQUE PUNTI AL SOGNO-SCUDETTO - Cinque punti per esultare e per sognare, che potrebbero diventare anche meno qualora Milan e Atalanta non vincessero le rispettive sfide contro Lazio e Bologna. Uno scenario che porterebbe, in quel caso, l'Inter a poter festeggiare già settimana prossima, ma i nerazzurri sono totalmente padroni del proprio destino in ogni caso: basterà ottenere sei punti contro Crotone e Sampdoria per vincere uno scudetto più che meritato, in una stagione con due sole sconfitte in Serie A, la miglior difesa e uno dei migliori attacchi (72 reti contro le 73 dell'Atalanta). E nel mentre, i tifosi nerazzurri salutano definitivamente lo spauracchio-Juve: il drammatico pari contro la Fiorentina, con un solo tiro in porta e un CR7 ai limiti dell'imbarazzante, porta la Vecchia Signora a -13 e virtualmente fuori dalla corsa-scudetto. Mentre l'Inter vive il suo sogno, la Juventus vive un incubo che potrebbe anche portarla fuori dalla Champions…