Superlega addio: il racconto di un giorno (e un progetto) di ordinaria follia
“Te la ricordi la Superlega?”
“Come no, ce l'hanno presentata una domenica a mezzanotte. Il giorno dopo ci hanno detto che era salvifica per il calcio, ma l'abbiamo odiata tutti lo stesso. I tifosi hanno manifestato e nessuno sembrava ascoltarli, poi le inglesi sono scappate ed è stata dichiarata clinicamente morta dopo 48 ore. Ma in quelle 48 ore, come ha vissuto…”(conversazione avvenuta in un futuro neanche troppo lontano)
"Viste le correnti circostanze, dobbiamo riconsiderare i migliori passi da seguire per riformare e ricostruire il progetto, avendo sempre nelle nostre menti di offrire ai tifosi la miglior esperienza possibile, migliorando inoltre i contributi di solidarietà e i pagamenti per l'intera comunità calcistica". La Superlega sparisce dalle nostre giornate così, con uno scarno comunicato che non ci fa capire se il suo sia un addio o un arrivederci. Un epilogo degno per una giornata surreale, nella quale è successo tutto e il contrario di tutto. Ci eravamo lasciati con le parole di Florentino Perez, che dava per impossibili le sanzioni dell'UEFA e l'addio di alcuni club alla Superlega perchè era stato firmato un patto vincolante con salatissime penali. Dichiarazioni che a distanza di 24h risuonano come lontanissime dalla realtà. La Superlega, di fatto, è durata 48 ore. 48 ore nelle quali non ha vissuto, non ha formalizzato un vero e proprio regolamento, non è stata nulla di nulla. Ma ricapitoliamo in breve ciò che è successo.
SUPERLEGA, DA TUTTO A NULLA: IL RACCONTO DI UNA GIORNATA D'ORDINARIA FOLLIA - La Superlega nasce ufficialmente nella notte tra domenica e lunedì. 12 club, di cui sei inglesi (Arsenal, Chelsea, Liverpool, Man City, Man Utd, Tottenham), tre spagnoli (Atletico, Barça, Real) e tre italiani (Inter, Juventus, Milan), annunciano di aver creato un trofeo sovranazionale che vada a sostituire la Champions League, aggiungendo in seguito altri tre club fondatori e cinque club invitati per merito sportivo. L'UEFA si infuria, e arriva alle minacce: esclusione dalle coppe, dai campionati nazionali, dalle nazionali per i giocatori coinvolti. Florentino Perez, nella notte di ieri, spiega a “El Chiringuito” che la Superlega è necessaria per salvare un calcio che sta morendo per i troppi debiti e per la lontananza delle nuove generazioni: JP Morgan garantirebbe un contributo d'ingresso da 3.5 miliardi da spartire tra i club, e il torneo genererebbe introiti da 10 miliardi nel periodo iniziale, mentre i continui match tra le big innalzerebbero l'attenzione di una next-gen sempre più "vicina alle app e ai videogiochi e lontana dal calcio giocato". In più, le sanzioni non sono attuabili: nel pomeriggio di martedì una corte di Madrid emette una sentenza pregiudiziale con la quale impedisce di fatto a FIFA e UEFA di sanzionare in qualsiasi modo i club, e di bloccare lo svolgimento della Superlega stessa. I club si rasserenano nonostante i mille rifiuti a mezzo stampa delle altre big (Bayern) e società di medio-alto cabotaggio europee (Benfica, Ajax ecc), Florentino Perez prepara un secondo intervento a “El Larguero” (che non avverrà) per convincere ulteriormente l'opinione pubblica, ma tutto deve ancora accadere.
La pressione di Boris Johnson, che minaccia di far espellere i club dalla Premier League e di vietar loro di giocare sul suolo britannico, spaventa le sei inglesi. I messaggi anti-Superlega di tecnici e giocatori alzano la tensione in modo ulteriore, tant'è che Ed Woodward (CEO United) si dimetterà dopo che lo spogliatoio dei Red Devils (capeggiato da Maguire e Shaw) si dirà disposto a rifiutarsi di giocare nella Superlega e non solo, se il club non tornerà indietro sui suoi passi. E poi, si muovono i tifosi, perchè in Inghilterra come non mai, “Football is for the fans”. Quelli del Chelsea organizzano un sit-in dai toni decisamente virulenti: il club non potrà entrare a Stamford Bridge, dove dovrebbe giocare contro il Brighton, se non rinuncerà alla Superlega. Si tratta, insieme alle promesse milionarie dell'UEFA e del furbo Ceferin e alle notizie sui contatti tra il fondo d'investimento Castricum e l'UEFA stessa per innalzare il budget della rinnovata Champions League a 4.5 miliardi (con aumento a 7 nei cinque anni seguenti), della miccia che fa esplodere la bomba. Da sornione e un filo sadico Beep Beep che rinfaccia tutti gli scandali precedenti all'UEFA durante l'intervista a “El Chiringuito”, Florentino Perez si trasforma in Wile E. Coyote: solo, abbandonato, semplicemente non in grado di vincere. Iniziano le voci sul possibile addio in blocco delle inglesi alla Superlega, arrivano le smentite di rito, poi il Manchester City esce davvero alle 22 italiane e durante il meeting d'urgenza tra i 12 club: l'effetto-domino può partire, e a mezzanotte salutano anche Arsenal, Man Utd, Liverpool e Tottenham. Due ore dopo arriva il Chelsea, con l'ufficio stampa impegnato a gestire il post-gara col Brighton. Da ricordare la nota dell'Arsenal, che chiede scusa ai tifosi con un eloquente “Ci abbiamo provato, abbiamo sbagliato, scusate” e ottiene solo dei gran #Kroenkeout sui social. La riunione tra i club prosegue, e partorisce un comunicato dove si sospende formalmente la Superlega, che è durata 48 ore. Il più lungo esperimento sociale mai creato ci dice addio così, con una scarna nota.
SUPERLEGA: I PROSSIMI PASSI, INTER E MILAN DIRANNO ADDIO - Nell'esatto momento in cui scriviamo questo editoriale riassuntivo, la Superlega conta ancora sei club: le tre spagnole e le italiane sono di fatto le firmatarie del documento, una via di mezzo tra ciò che si pensava (Superlega addio) e ciò che Florentino Perez aveva fatto presagire ai media spagnoli (La Superlega prosegue). Una nota che sa di arrivederci, e tutti speriamo sia di “a non rivederci”. Come dicevamo, però, i club non resteranno sei. L'Inter, parlando informalmente all'Ansa, ha dichiarato che il progetto non viene più ritenuto d'interesse: arriverà, probabilmente domani, la nota d'addio alla Superlega. Il Milan dovrebbe seguire a ruota, mentre il Barça attende il confronto tra Joan Laporta e i capitani (Piqué si è dimostrato molto critico) e il probabile voto negativo dei soci che, da clausola fatta inserire da Bartomeu, consentirà l'addio a costo zero. Rischiano di restare in sella, come dei Masaniello qualunque non seguiti più dal popolo, i soli Andrea Agnelli e Florentino Perez: ideatori della Superlega e ultimi ad abbandonare il carro in nome di un "patto di sangue" (citiamo AA) che non esiste più e forse non è mai esistito. Su entrambi potrebbe abbattersi la scure della damnatio memoriae: i soci del Real Madrid potrebbero chiedere la testa di Florentino dopo la figuraccia mondiale (parlare in mondovisione di una competizione morta 24h dopo, far passare l'UEFA e il poco virtuoso PSG come martiri e salvatori del calcio), John Elkann potrebbe chiedere le dimissioni del cugino e presidente della Juventus. E a quel punto, la Superlega sparirebbe definitivamente dai radar. Senza restituirci le tre notti che ci ha fatto perdere, mannaggia a lei…