Analisi tattica Milan Inter: Campioni d'Italia
A San Siro l'Inter ha un appuntamento con la storia: vincere aritmeticamente lo scudetto contro la rivale storica nella stracittadina, uno scenario da sogno che i nerazzurri non si sono fatti scappare.
Difficilmente poteva esserci un qualcosa che andasse ad arricchire una stagione che prevedeva la vittoria di una campionato dominato e della seconda stella, eppure immaginate questo: avete vinto 19 scudetti, gli stessi degli odiati cugini, stai davanti a loro per grandissima parte della stagione e ti accingi ad arrivare ai 20 scudetti prima di loro, sigilli questo traguardo sfidando proprio loro, davanti al loro pubblico (quantomeno sulla carta) e vincendo il sesto derby consecutivo.
L'avete fatto? Bene ora potete realizzare che tutto questo è accaduto, seguito da festeggiamenti in tutta Milano fino a tarda notte.
La portata dell'evento era misurabile dall'entusiasmo che si respirava tra le fila nerazzurre, ma soprattutto dal timore di entrare dalla parte sbagliata della storia tra quelle rossonere.
Infatti, nonostante la bruciante sconfitta europea contro la Roma di De Rossi, la priorità sembrava proprio non permettere ai cugini di conquistare l'aritmetica in questo derby.
Pioli arriva dunque a questa partita con un carico emotivo molto pesante, anche considerando le voci di un esonero che si sono fatte sempre più rumorose ed incessanti, oltre al fatto che ormai la stracittadina della Madonnina è ormai diventato un tabù per lui.
Non facile preparare una partita del genere, eppure l'allenatore del Milan prova qualcosa di diverso: via Giroud, dentro Musah con Leao punta ed una retroguardia a 5 con l'obiettivo di rimanere più passivi di fronte alla costruzione avversaria e di non concedere il 2v2 al duo Lautaro-Thuram.
Inzaghi, invece, si fida dei soliti 11 che quest'anno hanno fatto la storia.
Sui tabellini si legge 4-2-3-1 da parte dei rossoneri ma, come ha sottolineato ai suoi giocatori Inzaghi pochi minuti dopo l'inizio della partita, costruiscono e difendono a 3 a tutti gli effetti.
La prima costruzione all'inizio ha causato qualche problema, perché come contro il Cagliari i braccetti partivano larghi e Thuram allungava la corsa da una posizione centrale.
Lo spazio iniziale concesso a Tomori “convinceva” Barella ad uscire in pressione, innescando una serie di rotazioni che portavano a scoprire troppo il lato debole.
Con la costruzione a 3 Pioli si è potuto permettere più uomini coinvolti in fase offensiva, aspetto che però, paradossalmente, ha aiutato l'Inter quando si chiudeva nel suo blocco basso.
Adli si sganciava e lavorava da classico vertice basso ta i due centrali Tomori e Gabbia, l'ampiezza era data da Musah e da Theo Hernandez con Leao tra le linee.
Calabria si sganciava andando ad occupare spesso il mezzo spazio destro.
Il problema di questa disposizione erano le spaziature: Reijnders ha faticato a trovare una posizione, Leao doveva abbassarsi tanto per ricevere palloni e provare a colpire la difesa, Loftus Cheek e Calabria a volte si pestavano i piedi, Theo era poco incisivo dato che, usato come fissatore d'ampiezza, non riusciva a trovare lo spazio in profondità per lanciarsi e sfruttare la sua progressione.
Inoltre, la mancanza di un riferimento centrale ha portato i rossoneri ad essere poco incisivi negli ultimi 30 metri ed a sovraffollare il centrocampo.
Le sovrapposizioni interne di Calabria non sono state sfruttate a dovere, questo perché la squadra di Pioli ha cercato di costruire la propria manovra più a destra che a sinistra, a quel punto la posizione di Calabria era utile per bloccare ed attirare Bastoni, togliendo per anche tanto spazio d'azione a Loftus Cheek.
Nelle occasioni in cui il Milan ha sviluppato il proprio gioco più a sinistra, isolando quindi la parte destra del campo, sono stati più pericolosi grazie proprio ai movimenti di Calabria.
Le ragioni di una formazione del genere in fase di non possesso invece sono riconducibili al voler togliere alle punte dell'Inter il 2v2 con i centrali avversari che tanto è stato decisivo nei precedenti derby, aspetto in cui Pioli è sempre stato ripreso in questi anni.
Inoltre il Milan non ha voluto pressare alto gli avversari forse memore della difficoltà nel farlo uomo contro uomo contro una quadra fluida ed abituata al palleggio come l'Inter.
La pressione orientata sull'uomo ad ogni modo rimane: Adli su Barella, Pulisic su Pavard, Loftus-Cheek su Calhanoglu, Leao invece era esonerato da questa fase di gioco, o meglio doveva fare un lavoro diverso.
Acerbi infatti veniva lasciato più libero e Leao si occupava di ostruire la linea di passaggio verso Bastoni.
Il braccetto sinistro interista era il pericolo numero uno dei rossoneri, questo perché come già detto volevano tenere il 3v2 contro le punte interiste, facendo sganciare Musah su Dimarco occupando così la corsia laterale, nel piano originale inoltre era Reijnders a dover uscire su Bastoni come vedremo più avanti.
Il problema è sorto quando l'Inter ha cominciato a ruotare come suo solito con Dimarco che si accentrava, Calhanoglu che si abbassava tra i difensori e Bastoni che si allargava in fascia.
Il lavoro di Leao di ostruire la linea di passaggio non è sempre stato preciso, e più volte l'Inter è riuscita a raggiungere il suo braccetto facilmente.
A quel punto si apriva il dilemma per la fascia destra milanista: uscire sul giocatore con Musah, e conseguentemente perdere il 3v2 con le punte, o far scalare Reijnders, costringendolo però ad occupare tantissimo campo senza palla permettendo a Bastoni di avanzare indisturbato per tanti metri?
Inizialmente è Musah ad uscire, anche se in maniera non troppo convinta, con Calabria che prendeva Dimarco e lasciava Gabbia e Tomori con Lautaro e Thuram.
Successivamente è stato più Reijners a scalare, facendo un lavoro molto dispendioso.
Nonostante questi problemi strutturali il vantaggio interista nasce da una disattenzione su angolo del Milan: 4 giocatori accoppiati con 4 interisti..
..Pavard attacca il primo palo seguito da Theo, Bastoni rimane leggermente dietro seguito da Adli, nella confusione Lautaro si stacca, Calabria e Gabbia non si intendono vanno entrambi sull'attaccante argentino, dimenticandosi Acerbi.
Il prim tempo si chiude così, con Leao che spaventa Sommer grazie ad una buona transizione milanista.
Nel secondo tempo il Milan diventa più aggressivo, inizialmente non rinuncia alla difesa a 3 ma cambia il modo di pressare: Reijnders fisso su Bastoni e Calabria rompe su Mkhitaryan.
L'Inter sfrutta la cosa, Bastoni smette di andare largo e rimane più arretrato proprio per fare aggredire e far partire le rotazioni difensive milaniste, Calabria lascia la linea e Thuram attacca quello spazio, da un lancio lungo ne viene fuori il gol del 2-0. Popolo interista in visibilio.
Il gol chiude virtualmente la partita, il Milan ha una reazione d'orgoglio ma non riesce a pareggiare nonostante qualche brivido di troppo visto l'abbassamento del baricentro interista.
I nerazzurri vincono il sesto derby di fila e fanno partire i festeggiamenti per il ventesimo scudetto della loro storia.
Una stagione trionfale, che ha visto la squadra di Inzaghi dominare il campionato in tutte le statistiche e parametri valutabili, con un gioco efficace ma anche tremendamente estetico che ha raccolto consensi in tutta Europa.
E' la consacrazione di Inzaghi, tecnico bistrattato dagli stessi interisti fino all'anno scorso; di Lautaro Martinez, capitano, leader e capocannoniere di questo gruppo; di Barella, mai come quest'anno completo sotto tutti i punti di vista nonostante qualche critica di troppo ad inizio stagione; di Calhanoglu, diventato finalmente un giocatore affidabile a 360 gradi e cuore di una squadra che gira a meraviglia, anche grazie a lui; di Dimarco, giocatore in passato bistrattato ma valorizzato da un sistema di gioco che mette in risalto la sua voglia e la sua applicazione, un soldatino che difficilmente non porta a casa il lavoro richiesto; di Bastoni, simbolo più di tutti di questa Inter fluida, scalabile, pronta ad affrontare e a mettere in difficoltà qualsiasi avversario.
La consacrazione di un progetto che si è rivelato vincente e che può aprire un ciclo importante nonostante una situazione finanziaria che non permette di fare grosse spese.
Una vittoria meritata al 100%, in una stagione che avrebbe meritato qualche epilogo diverso in altre competizioni, ma che merita di essere ricordata come una delle più soddisfacenti degli ultimi anni.
Adesso è il momento di godersi la vittoria, festeggiare e chiudere l'annata vincendo più partite possibili, con la consapevolezza che il loro, i ragazzi, l'hanno già fatto ampiamente.