La squadra è stanca, ma i cambi possono ridare nuova linfa. Conte si deve fidare
L'aver trovato una formazione titolarissima è sicuramente un grande vantaggio per ogni squadra, ma i cali fisici sono dietro l'angolo
Le ultime giornate di campionato hanno sorriso ad Antonio Conte. L'Inter è meritatamente prima in classifica grazie a una serie di vittorie e all'11 titolare, che ha avuto quasi sempre a disposizione. L'allenatore dell'Inter è riuscito a scalare la classifica della Serie A a partire dalla vittoria casalinga contro la Lazio, sfida vinta per 3-1 e che ha segnato il sorpasso contro i cugini rossoneri. Il rovescio della medaglia è il fisiologico calo fisico dei giocatori, evidente nelle ultime due partite contro Napoli e Spezia.
Le ultime uscite hanno mostrato la grande forza, ma allo stesso tempo la stanchezza dell'Inter. La difesa non sembra soffrire grossi problemi di affanno, Skriniar-De Vrij-Bastoni hanno disputato ottime partite (basti pensare al grande intervento dell'olandese su Zieliński contro il Napoli). A centrocampo, la batteria mostra segni di affaticamento. Barella ha giocato ogni partita da inizio stagione, saltando soltanto la gara a San Siro contro il Cagliari causa squalifica. Anche Brozovic non sembra essere nelle migliori condizioni. É raro osservare cambi di gioco del croato verso le fasce. Gli esterni, Hakimi e Perisic, grazie a un turnover (magari) dovuto dato il grande dispendio di energie che richiede il ruolo, sono più lucidi. Contro lo Spezia, l'esterno sinistro è andato al gol mentre il marocchino ha sfornato una prestazione da migliore in campo, nonostante la mancanza di freddezza davanti alla porta. La LuLa al contrario, sembra essere ormai arrivata. Se Lautaro sembra più fresco, Lukaku è arrivato allo stremo delle proprie energie. Il belga ha giocato quasi la totalità delle partite (ben 15 di seguito) da inizio stagione e la mancanza di un vero “vice Lukaku", ha portato a questo calo delle prestazioni.
La panchina nerazzurra sembrava essere uno dei punti di forza della squadra meneghina. La lunghezza della rosa nerazzurra sembrava garantire grande profondità. Tuttavia, ormai prossimi alla fine del campionato, si è notato come alcuni cambi siano forzati, altri invece non portano incisività. In difesa D'ambrosio, Kolarov e Ranocchia, assicurano sicura esperienza, ma gravi errori tecnici (soprattutto da parte dell'ex romanista) e vari infortuni hanno lasciato ai box per lungo tempo i primi due.
A centrocampo Sensi sembra essere scomparso dalle rotazioni, nonostante in alcune partite la sua presenza sia stata determinante (come ad esempio durante la sfida contro lo Spezia dell'andata, data la sua abilità nel tiro da fuori). Dopo la sosta delle Nazionali, dalle quali era uscito decisamente rinvigorito, con prestazioni superbe, Antonio Conte l'ha inserito solo in un piccolo spezzone di partita, ora invece vive nel dimenticatoio. Vecino, d'altra parte, da quando è rientrato dall'infortunio è stato preso in considerazione solo pochissimi minuti contro il Bologna. In partite complicate dove gli esterni vanno spesso al cross, il suo impiego è determinante. Per quanto riguarda Vidal, anch'egli alle prese con un infortunio, che l'ha tenuto lontano dal campo per un mese, non è entrato, a dispetto della prima parte del campionato, nelle rotazioni, ma resta il pupillo dell'allenatore che, quando è possibile, lo inserisce a gioco in corso spesso e volentieri. Un capitolo a parte gode Gagliardini, l'unico centrocampista difensivo, a detta di Conte, che ha goduto di un buon momento nella seconda parte della stagione ed è sempre il primo cambio per far rifiatare Eriksen.
In attacco la situazione è più problematica, le punte sono di fatto 3, nonostante numericamente siano 4. Sanchez difficilmente riesce a incidere, sia da subentrante sia da titolare, mentre Pinamonti non è mai entrato nelle rotazioni, incredibilmente. Conte non lo ha mai schierato, anche quando la vittoria era assicurata.
Dai dati emerge che nei momenti importanti della partita Conte si affidi spesso e volentieri a cambi ruolo per ruolo: Gagliardini per Eriksen e Sanchez per Lautaro su tutti; solo in rare occasioni, come la necessità di ribaltare la partita, si può notare uno stravolgimento di formazione, con l'ingresso di un attaccante per un centrocampista. Insomma, le alternative in panchina ce le avrebbe il coach da Lecce, basta dare fiducia a chi scalda con impazienza la panca o avere il coraggio, qualche volta, di togliere anche gli intoccabili, come lo stanco Lukaku o l'impreciso Brozovic. Non è peccato.