Lampros Choutos festeggia con i compagni la vittoria dello scudetto (Instagram)
Lampros Choutos festeggia con i compagni la vittoria dello scudetto (Instagram)

I campioni, nella storia dell’Inter, sono tantissimi. Ogni generazione di tifosi ha avuto i propri idoli: da Annibale Frossi e Giuseppe Meazza fino a Lautaro e Lukaku, passando per Suarez, Mazzola, Facchetti, Beccalossi, Ronaldo, Eto’o e Sneijder.

Moltissimi di questi campioni hanno anche trionfato con i colori nerazzurri, chi più chi meno. Si pensi alle Coppe dei Campioni sollevate da Picchi e Mario Corso, allo scudetto dei record vinto da Brehme, alla Coppa UEFA di Ronaldo, Simeone e Djorkaeff o al primato di cinque campionati consecutivi collezionato da Toldo, Zanetti, Cordoba, Materazzi, Julio Cesar, Cambiasso, Stankovic e Samuel.

Ci sono però anche dei giocatori che, per un motivo o per l'altro, non sono passati alla storia, non vengono ricordati con affetto dai tifosi e, in alcuni casi, se ne dimentica il loro passato nerazzurro. Tra questi, ovviamente, c'è anche chi ha vinto uno scudetto, soprattutto a partire dal titolo del 1988-89 vinto da Trapattoni in poi. L'avvento delle rose sempre più “lunghe”, infatti, ha portato le squadre di calcio ad avere sempre più rinforzi in panchina (e in tribuna), spesso però i club si sono spinti un po 'troppo in là, aggregando alla squadra calciatori che, a conti fatti, sono scesi pochissime volte in campo.

Tra queste, l’ultima vincitrice in ordine di tempo, c’è la squadra guidata da José Mourinho, capace di portare in Italia, per la prima volta nella storia, un Triplete. In mezzo ai grandi protagonisti di quella avventura trova posto anche un nutrito gruppetto di vere e proprie comparse. Tra questi, quello più famoso è sicuramente Ricardo Quaresma: voluto fortemente dal connazionale Mourinho, il portoghese non riesce a fare la differenza nel campionato italiano e, dopo una stagione passata metà a Milano e metà a Londra sponda Chelsea, rientra in Lombardia per un’annata, la gloriosa 2009-2010, passata per lo più in panchina. Nonostante ciò, le 13 presenze totali, di cui due in Champions League, gli permettono di potersi fregiare della conquista del Triplete.

Ma quella rosa annovera altri vincitori particolari, come il centrocampista McDonald Mariga. Chiamato nel gennaio 2010 al non facile compito di sostituire Patrick Vieira, il keniota è il primo giocatore del suo Paese a calcare i campi della Serie A. Nonostante la giovane età e la gavetta fatta nel Parma, Mariga non riesce a ritagliarsi un suo spazio né con Mourinho né con i suoi successori. Scende però in campo anche lui 13 volte nelle tre competizioni, segnando anche un gol, e si aggiudica la storica tripletta. Così come l’altro inaspettato campione del 2010, Marko Arnautović: l’austriaco gioca appena tre spezzoni di partite ma questo non gli impedisce di condurre i festeggiamenti a San Siro una volta rientrato con la squadra a Milano da Madrid.

Di quella rosa, poi, facevano parte anche alcuni giovani della Primavera aggregati alla prima squadra: Rene Krhin (5 presenze), Alen Stevanović (1 presenza), Giulio Donati (1 presenza in Coppa Italia), Vid Belec, Lorenzo Crisetig e Denis Alibec (tutti con zero presenze).

Ma la lista dei giocatori non protagonisti agli ordini dello Special One si allunga se dà un'occhiata alla rosa dell'Inter per la stagione precedente, quella del 2008-2009, conclusasi con la vittoria dello scudetto. Durante il suo primo anno a Milano, Mourinho ha nel suo mazzo anche Alessandro Faioli Amantino, noto come Mancini. L'esterno brasiliano arriva dalla Roma e, insieme all'altro laterale Quaresma, sembra essere uno degli acquisti più promettenti dell'estate nerazzurra. Si rivela invece un flop, scendendo in campo 27 volte nelle varie competizioni senza però mai incidere e senza apportare quella qualità nel gioco sulle fasce sperata dal tecnico. 

Il gioco offensivo di quell’Inter scudettata, tra i tanti campioni, annovera anche quello del giovane attaccante Victor Obinna. Dopo alcune buone stagioni al Chievo tra Serie A e Serie B, il nigeriano viene portato a Milano e qui resta una sola stagione, giocando nove partite e andando a rete una sola volta nello scontro diretto contro la Roma.

Tra i giovani aggregati alla squadra, invece, si contano Francesco Bolzoni (1 presenza) e Andrea Mei (0).

Tornando indietro invece alla prima era Mancini , sono diversi i nomi che saltano all'occhio scorrendo la lista delle rose dei calciatori scudettati. Nell'annata 2007-2008, l'ultima del Mancio sulla panchina nerazzurra, a spiccare su tutti è Nuno Ricardo de Olivera Ribeiro, conosciuto come Maniche. Il centrocampista portoghese arriva a gennaio dall'Atletico Madrid per aggiungere qualità alla rosa dell'Inter, ma non riesce a incidere e scende in campo in campionato appena otto volte in sei mesi. Si segnala però per un'ottima prestazione nella partita persa per 2 a 1 contro la Juventus: Maniche segna il gol dopo il doppio vantaggio bianconero e centra un palo nella finale.

Il giovane Vítor Hugo Gomes Passos, soprannominato Pelé, è l’altro portoghese in rosa. Anche lui centrocampista, fa la riserva e sembra destinato a un promettente futuro: non sarà così, ma nella stagione 2007-2008 scende in campo 22 volte e mette a segno anche due reti in Coppa Italia.

Nel caso dell’Inter di Mancini, poi, la lista dei giovani pescati dalla Primavera è molto lunga e tra questi c’è anche Mario Balotelli. Meno noti sono invece Luca Siligardi, Ivan Fatić e Attila Filkor.

Nella rosa dell’annata precedente, quella del 2006-2007, Roberto Mancini ha a disposizione il centrocampista argentino Mariano González. L’esterno ha fatto bene al Palermo nei due anni precedenti e sembra poter essere l’uomo giusto per fare la differenza in un’Inter che punta a fare bene in Champions League. Purtroppo per lui e per il tecnico, il sudamericano fa fatica e non riesce a fare la differenza: nonostante scenda in campo 24 volte, mettendo a referto anche un gol, Mariano González non viene riscattato.

Peggio di lui fanno invece l’attaccante greco Lampros Choutos e il portiere uruguaiano Fabián Carini. Il primo, arrivato all’Inter già nel 2004, rientra tre anni dopo da una serie di prestiti che lo hanno portato a vestire le maglie di Atalanta, Maiorca (allenata da Héctor Cúper) e Reggina. Anche la sua seconda avventura in nerazzurro si chiude con magri risultati: Choutos scende in campo appena tre volte in un anno.

Arrivato in scambio con Fabio Cannavaro, Carini ricopre il ruolo di terzo portiere alle spalle di Julio Cesar e Francesco Toldo. Durante la cavalcata nerazzurra che porta allo scudetto del 2007 non scende mai in campo, lasciando l’Inter a fine stagione.

Tra i giovani aggregati alla rosa si segnalano invece Jonathan Biabiany, che vestirà la maglia dell’Inter a più riprese nelle stagioni successive, e Leonardo Bonucci che, invece, giocherà per la Juventus quasi tutta la sua carriera, ad eccezione di un’annata trascorsa al Milan.

Fa parte degli scudettati del 2005-2006, invece, Pierre Womé terzino camerunense che non riesce a esprimersi al meglio, nonostante venga schierato in tutte le competizioni che vedono impegnata l’Inter: scende in campo 26 volte e tra queste spiccano le otto presenze in Champions League.

Come detto, gli scudetti precedenti vedono meno la presenza di giocatori poco utilizzati o sopravvalutati o, ancora, sfortunati nella loro avventura nerazzurra. Questo non significa che manchino nomi meno famosi, calciatori con poche presenze nell’annata dello scudetto e che non hanno inciso quasi per nulla sul risultato finale, almeno non sul campo. Ma, rosa dell’Inter del Trap a parte, la lista dei giocatori non superava mai i 16 nomi, tra i quali poteva comparire qualche giovane di belle speranze che non avrebbe atteso le aspettative. Inoltre, soprattutto se si torna indietro agli anni Settanta o agli anni Sessanta, molti giocatori ricoprivano proprio il ruolo di riserva, anche perché gli impegni stagionali di una squadra erano molti meno di quelli degli anni 2000 e di oggi.

Questo tipo di giocatore, la riserva vera e propria sembra essere una specie in via di estinzione. Uno dei pochi rappresentanti di questa categoria può essere considerato Paolo Orlandoni. Il portiere di Bolzano, infatti, rientra nel gruppo citato all’inizio dei plurivincitori di scudetti con la maglia dell’Inter: sono cinque, tra gli altri trofei, i tricolori conquistati da Orlandoni in sette stagioni. Anche se pure lui non è sicuramente il primo nome che viene in mente quando si pensa ai campioni scudettati della storia dell’Inter, al contrario di molti dei suoi compagni citati prima, ha però svolto il suo ruolo di terzo portiere, e quindi di riserva della riserva, senza disattendere le aspettative. Entrando anche lui, a suo modo, nella storia dell’Inter.

 

Federico Sanzovo


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