Eppur la chiamano Beneamata
L’Inter da sempre gode di poca stima dagli addetti ai lavori e la gestione mediatica dell’episodio Ranocchia - Belotti ne è la cartina tornasole
Il contatto tra Belotti e Ranocchia era da calcio di rigore.
L’Inter, grazie anche a questa svista dell’arbitro Guida, è riuscita a pareggiare una partita che sembrava ormai persa, grazie ad un guizzo di Sanchez in pieno recupero.
Il polverone che si è scatenato per il mancato penalty assegnato ai granata era preventivabile, con titoli roboanti come “Furto a Torino” sbattuti in prima pagina, con tanto di foto gigantesca del contatto. Fin qui niente di male, ci mancherebbe.
Gli interisti più giovani e meno esperti, si chiedono però come mai una così netta presa di posizione non avvenga quando sono coinvolte altre squadre altrettanto blasonate. La risposta sta nel fatto che l’Inter, pur godendo sicuramente della simpatia di qualche giornalista in giornali e televisioni, ha sempre avuto un potere ed un’influenza mediatica minore rispetto alle storiche rivali di sempre, vale a dire Juventus e Milan. L’Inter delle tre grandissime del calcio italiano è senza dubbio quella attaccabile senza conseguenze, non avendo particolari relazioni con giornali e televisioni.
La Torino bianconera, protetta da una proprietà influente, gode da sempre di legami a filo doppio non solo con giornali e giornalisti di prestigio, ma addirittura con personaggi della politica come dimostrato nel caso Suarez. Due quotidiani sportivi italiani sono poi, chi più chi meno dichiaratamente, legati alla Juventus. Ed anche in televisione non mancano personaggi pronti a difendere la dirigenza bianconera ad ogni costo o a spiegare perché Bologna - Inter “assolutamente non possa essere assegnata a tavolino all’Inter”, nonostante un evidente errore commesso da solo una delle otto società coinvolte nelle quattro partite rinviate ad inizio gennaio. Ma essendoci anche chi ancora invita Moggi e si scervella cercando una ragione per cui il famoso fallo di Iuliano su Ronaldo del ’98, sia in realtà fallo di sfondamento del brasiliano, non ci si può stupire. Altroché scuse.
Scuse che ha invece ricevuto il Milan dall’Aia dopo il macroscopico errore dell‘arbitro Serra in Milan - Spezia. Errore che da solo ha riempito le prime 6 pagine della Gazzetta, e che ha creato un precedente “curioso”, visto che per errori altrettanto evidenti, in momenti ed in partite ancora più decisivi ed importanti, non si era mai scusato nessuno. Nessuno si scusò con l‘Inter quando Abisso assegnò nel 2019 un rigore per un fallo di mano di D’Ambrosio inesistente, dopo aver guardato le immagini nelle quali si vedeva chiaramente che il pallone sbatteva sul petto. L’undici di Spalletti perse quella sera due punti che compromisero seriamente la qualificazione in Champions, poi decisa all’ultima giornata. E questo è solo uno dei tanti errori arbitrali commessi nella storia del calcio italiano, e per i quali i vertici dell’Aia, giustamente o no, mai si erano espressi.
Se parliamo poi di televisioni Milan e Mediaset sono stati una cosa sola per 35 anni, con giornalisti dichiaratamente rossoneri invitati settimanalmente sulla tv nazionale. Da più di 30 anni. Dura non spostare i giudizi. Un po’ come se ci fosse Scarpini ospite fisso.
E non si tratta solo di “far rumore” intorno a polemiche arbitrali, ma anche di togliere e al contempo assegnare pressioni. In un campionato con un’Inter orfana delle stelle del 19esimo titolo, ecco che i nerazzurri diventano addirittura “più forti“ dopo aver perso uno dei migliori terzini al mondo e un attaccante da 30 gol stagionali, più Eriksen e Conte. La Juventus orfana di Cristiano Ronaldo, ma con fior di campioni e un allenatore da 10 milioni all’anno non può essere competitiva, ed un Milan che è l’unica grande del campionato ad essersi leggermente rinforzata, candidato ufficialmente allo scudetto solo a 10 giornate dal termine. Ecco allora che il mancato titolo sarebbe un fallimento incredibile per Inzaghi e l’Inter e un’impresa per gli altri. Con un campionato che è diventato improvvisamente di livello nonostante un ulteriore impoverimento, mentre l’anno scorso era lo “scudettino” dei tamponi, con addirittura l’invenzione della “variante interista” del Covid 19 che a causa dei festeggiamenti per il titolo, avrebbe dovuto riportare l’Italia all’incubo lockdown. Attacchi gratuiti e altri giustificati come il rigore di ieri non assegnato al Torino, ma tutti con titoli ecostanti da chi spiegava che il fallo netto su Sanchez che ha cambiato derby e forse campionato, sia un tipo di contatto che “non si fischia più”, salvo poi vederne a decine ogni domenica. Spesso gli interisti desiderano maggior protezione, qualcuno che li difenda ( quando è giusto) anche nei media. L’impressione è che si tenda a sottovalutare l’importanza di ciò in casa Inter, vuoi per ingenuità, o per narcisismo. La chiamano Beneamata, e non si capisce perché.