Nell'edizione odierna, Tuttosport ha rilasciato un'intervista a Federico Dimarco, concentrandosi sulla stagione in corso e sugli allenatori che gli hanno permesso di trovare un ruolo da protagonista nella sua amata Inter.

Si è parlato anche di rinnovo di contratto che, come anticipato qualche giorno fa, è molto vicino e sembra ormai confermato. Ecco le sue parole:

A che punto siamo col rinnovo?

 "Ci sta pensando il mio agente (Beppe Riso, ndr). Io preferisco rimanere concentrato sul campo e non distrarmi dalle cose che contano."

 Il ds Piero Ausilio ha comunque spiegato pochi giorni fa che siete vicini a firmare. Per lei l’autografo su quei fogli rappresenterebbe una sorta di “patente” da nerazzurro, visto che ha iniziato da bambino nel 2004 e nel 2022 saranno 18 anni di Inter.

“Sono sincero: non vedo l’ora di firmare."

Rigori? 

“Andrei di sicuro, ma tanto non ricapiterà (ride, ndr). Quel giorno ci avevo messo la faccia a fine partita, mi ero mostrato sereno, ma in verità mi era cascato il mondo addosso. Poi col passare dei giorni l'ho smaltita.”

 Fra le sue reti, quella su punizione diretta contro la Sampdoria. I calci piazzati sono una delle armi di questa Inter. Vi allenate molto su questo fondamentale? 

"Nel calcio di oggi sono davvero importantissimi i calci da fermo, sia a favore che contro. Penso ai big match dove a volte basta un episodio, oppure contro le squadre che ci affrontano molto chiuse in difesa. Noi ci lavoriamo molto e si vedono i risultati."

 Inzaghi vuole che sia sempre in campo uno fra lei e Calhanoglu proprio per avere uno stoccatore specialista. Chi è il più bravo?

“Lui è destro e io mancino, diciamo così... Comunque ci sono zone già designate, quindi nessuna discussione fra di noi. Per altro a me non piace litigare per una punizione, so quando tocca a me e va bene così."

Quanti sono i meriti di Simone Inzaghi?

“Tantissimi, il mister ci fa stare davvero bene."

Se dovesse scegliere una caratteristica del tecnico piacentino?

“A livello umano ha un ottimo rapporto con tutti, il gruppo è molto unito.”

Lei ha vissuto solo per qualche mese l'esperienza di Conte a Milano, però alcuni suoi compagni, come ad esempio Barella, hanno detto che Inzaghi lascia maggiore libertà di esprimersi sul campo. Concorda?

“Io posso giudicare poco perchè non giocavo spesso con Conte, mi allenavo ma la partita la vedevo da fuori. Il modo di fare calcio tra i due è però diverso. Per esempio con Inzaghi facciamo molte rotazioni, a volte il terzo centrale difensivo si trova a fare l'esterno e l'esterno si abbassa nei tre dietro o si accentra vicino agli attaccanti. A me sembra che la gente si diverta molto a vedere l'Inter di oggi.”

Juric è un tecnico molto schietto fuori dal campo: è così anche con i suoi giocatori?

“Non si nasconde, dice tutto in faccia, è uno che ti racconta la verità, bella o brutta che sia. Non è un paraculo che prima ti dice una cosa, poi ne fa un'altra. E poi è un martello, è uno che in allenamento, tra virgolette, ti distrugge.”

Domani lo ritroverà a San Siro: si aspettava che risollevasse il Torino dopo annate complicate?

“Sì, il mister cerca sempre di tirare fuori il meglio da ogni calciatore che ha e anche se uno non gioca per due-tre mesi, un'opportunità poi arriva. Se poi si sbaglia una partita lui fa giocare quella dopo per mostrare la sua fiducia. Sa far crescere l'autostima in ogni giocatore. Juric è bravo, porta risultati, per noi non sarà semplice. Gli auguro di ottenere dei successi in futuro.”

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