Analisi tattica Inter Genoa: 3 punti risicati
I nerazzurri arrivano a San Siro con l'opportunità di allungare il vantaggio sulla seconda in classifica a +15 e la sfruttano, ma non con poche difficoltà.
L'Inter 2022/23 ha chiuso lo scorso campionato con 72 punti, un bottino che l'ha estromessa dalla corsa al titolo sin da subito ma che le ha permesso, grazie agli ultimi 3 mesi fatti molto bene, di raggiungere la Champions.
Non sappiamo a quanti punti arriverà in classifica l'Inter 2023/24, ma quel che è certo è che quei 72 punti conquistati l'anno scorso sono stati raggiunti dopo appena 27 partite quest'anno.
Questo da abbastanza l'idea di che cammino stia compiendo la Beneamata quest'anno in campionato, e perciò le si perdona anche una partita in casa non giocata alla perfezione.
Questo anche grazie agli avversari, il Genoa, che hanno preparato un'ottima gara in fase di non possesso, lasciando pochi sbocchi soprattutto nel secondo tempo nonostante la differenza di qualità nei singoli.
Gilardino ha dimostrato di saper preparare bene queste partite e si conferma un allenatore che mette in campo una squadra coriacea, solida e sua da superare grazie alla sua linea a 5 ed al blocco basso di cui fa affidamento.
Inzaghi sa del pericolo e non azzarda Bisseck in campo ma schiera Carlos Augusto braccetto di sinistra vista l'assenza di Bastoni per squalifica, dando anche fiducia a Sanchez al posto di Arnautovic.
I primi minuti della partita seguono un copione inaspettato, con i liguri che riescono a tenere il possesso del pallone per più minuti e l'Inter che aspetta senza però riuscire a ripartire.
I rossoblu sono infatti una squadra che riesce a pareggiare l'intensità fisica dei nerazzurri, facendo anche ottime transizioni difensive oppure ottime riconquiste alte.
La linea di difesa è a 3, ma la prima costruzione era a 4 con De Winter che si allargava a fare il terzino e Martin dall'altro lato che si abbassava, con Vasquez e Bani centrali e Frendrup con Badelj a supporto.
Come spesso accade contro linee a 3 che costruiscono a 4, ad uscire in prima pressione sul terzo di difesa largo non è il quinto ma la mezzala, in questo caso dunque Mkhitaryan, per la presenza alta del quinto e della mezzapunta (Sabelli e Messias) che costringe il quinto (Dimarco) a stare basso.
Una volta finita la prima costruzione il Genoa tornava a 3 con Badelj vertice basso.
Il metronomo poteva anche smarcarsi sulla linea dei difensori con Frendrup che si abbassava a fare il vertice basso, provocando ambiguità nelle uscite dell'Inter, ad esempio è capitato a volte che Barella uscisse su di lui nonostante ci stesse andando Lautaro, scoprendo le vie centrali.
A volte si potevano vedere i braccetti salire sulla linea di centrocampo, ma non così frequentemente da risultare un fattore né sono mai stati sfruttati più di tanto.
In cosa hanno messo in difficoltà l'Inter quando avevano il possesso? La fase di sviluppo era buona nonostante il giropalla fosse, a volte, abbastanza sterile.
Appena riuscivano a trovare l'imbucata per vie centrali però si facevano pericolosi.
I centrocampisti cercavano spesso i quinti per poi trovare le mezzepunte dietro la linea di centrocampo, non seguite dai braccetti in quei casi.
Una volta trovato il varco centralmente sfruttavano l'ampiezza per cambiare gioco verso gli uomini in ampiezza.
In queste situazioni però raramente il Genoa è stato incisivo perché non puniva l'1v1 crossando spesso, facilitando il lavoro per l'Inter che sulle palle alte è sempre molto solida, pur rischiando in un'occasione con Retegui.
Proprio in quell'occasione da gol c'è un altro dei problemi riscontrati dalla retroguardia nerazzurra, ovvero la zona di rifinitura.
Gudmundsson è stato spesso molto bravo a farsi trovare dietro le strette linee di pressione interiste grazie a movimenti volti a farsi trovare in diagonale dai compagni per tagliare fuori il centrocampo avversario, sempre orientato verso la palla.
A quel punto il quinto stringeva ed il fantasista del Genoa poteva scaricare in ampiezza al quinto, che andava al cross.
In fase di possesso invece l'Inter ha faticato a trovare non solo profondità ma anche i quinti in ampiezza.
Il Genoa ruotava benissimo durante la manovra interista e lasciava poco spazio centralmente, cosa che ha costretto le punte ad abbassarsi o allargarsi per ricevere il pallone, senza però qualcuno che ricoprisse le zone più avanzate lasciate da loro.
Se rimanevano nelle loro zolle difficilmente il pallone gli arrivava.
Un possibile spazio attaccabile era quello alle spalle del braccetto che usciva sulla mezzala, ma Sanchez non ha le stesse caratteristiche di Arnautovic e Thuram nell'attacco alla profondità e non riusciva ad allungare la squadra, inoltre gli angoli di pressione dei difendenti genoani erano ottimi.
Inoltre le catene laterali non hanno funzionato come siamo soliti vedere: a destra Dumfries è apparso poco ispirato, a sinistra Carlos Augusto ha spinto poco ed è stato meno propositivo di Bastoni.
In particolare spesso non abbiamo visto il brasiliano largo a sinistra dopo il classico smarrimento di Dimarco verso il centro del campo ad attirare il terzino avversario, una rotazione che è mancata ed ha reso gli attacchi dell'Inter sulla sinistra molto meno pericolosi.
A destra inoltre la maggiore centralità di Barella in fase di costruzione e sviluppo l'ha spesso tolto da una zolla in cui è solitamente molto pericoloso ovvero il mezzo spazio destro, dando poco aiuto a Pavard e Dumfries.
A salire in cattedra però sono proprio lui ed Asllani, l'Inter capisce che sono i centrocampisti a dover attaccare la porta in una partita del genere proprio grazie alla forza attrattiva degli attaccanti, che si muovono molto.
Proprio così i padroni di casa non solo sbloccano la partita, ma segnano anche il raddoppio.
Il primo gol nasce da una buona pressione ed un duello vinto da De Vrij, Lautaro attuate Vasquez ed Asllani, in posizione avanzata perché pressava Badelj, è bravissimo a capire quale spazio doveva essere attaccato, andando a segnare.
Stesso discorso per il secondo, con Barella che fa un taglio profondo e si invola verso la porta guadagnandosi il rigore (che bisogna ammettere, è abbastanza discutibile).
Una volta raggiunto i doppio vantaggio l'Inter si “siede” e comincia progressivamente a sparire dal campo, complice anche la stanchezza fisica di alcuni dovuta ai tanti impegni ravvicinati dell'ultimo periodo.
Il Genoa, al contrario, capisce sempre più come arginare gli avversari e, al netto di qualche errore individuale, non subisce più nulla.
Alla fine però anche l'esperienza dei nerazzurri aiuta e, nonostante un'ultima mezz'ora passata a guardare il Genoa giocare senza riuscire mai a ripartire, porta a casa i tre punti.
Come già detto, una prestazione del genere è perfettamente preventivabile, soprattutto dopo un periodo in cui si è giocato ogni tre giorni e sono stati “dati” 4 gol a tantissime avversarie in forma.
Inoltre l'avversario era di tutto rispetto, spinto da una tifoseria che ha dato tutto per spingere i propri beniamini anche in trasferta.
Ciò che conta, in questi casi, è la vittoria.
Arrivata quella e con essa il +15 sulla Juventus, è bene riposare dato che non c'è l'impegno infrasettimanale, concentrarsi su due trasferte difficilissime come quelle di Bologna e Madrid e soprattutto recuperare energie e uomini, già Acerbi e Thuram hanno fatto il loro ingresso nella partita di ieri ed è un ottima notizia, manca la guarigione di Calhanoglu e l'Inter tornerà (per ora) al completo, in una fase di stagione in cui sarà fondamentale gestire il vantaggio in campionato e fare bene in Europa.