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In principio fu Orsato, poi Abisso, infine Calvarese. Quasi ogni anno, sul cammino dell’Inter, si presenta uno dei peggiori arbitraggi dell’intero campionato che, fortunatamente, non hanno mai inciso sul traguardo finale, ma di sicuro sollevato più di un dubbio tra i tifosi. 

I più accaniti parlano di complotti o disegni particolari per spingere una squadra verso il suo obiettivo ma, sinceramente, neanche Christopher Nolan avrebbe mai pensato ad una sceneggiatura come quella di sabato pomeriggio, con Calvarese nei panni di Joker che, con sapienza, disorienta tutti con scelte sbagliate per poi colpire definitivamente col rigore di Cuadrado. 

Eppure i fatti parlano chiaro, ogni anno uno dei peggiori, se non il peggiore, capita sempre con i nerazzurri in campo. Senza scomodare il 1998, la madre di tutte le polemiche arbitrali, nei soli ultimi 4 anni abbiamo assistito a delle prestazioni raccapriccianti. Di Orsato e del famoso rosso (mai estratto) a Pjanic si è ampiamente discusso, lo stesso arbitro ha ammesso il suo errore spiegando che era troppo vicino all’azione e questo gli ha impedito di valutare la pericolosità dell’intervento del bosniaco. 

Si cerca ancora, invece, una giustificazione quantomeno credibile all’episodio di Abisso, a quel fallo di mano (?) fischiato a D’Ambrosio all’ultimo minuto di Fiorentina Inter del 2019. Senza l’ausilio della tecnologia, valutando principalmente la dinamica dell’azione, questo rigore può anche essere accettato, ma non in epoca Var. Nessuna immagine infatti giustifica la sua scelta finale, il tocco col petto è netto e inequivocabile. Fortunatamente non ha prodotto gravi danni, se non alle coronarie di qualche tifoso interista durante Inter Empoli. Errori come questo possono sicuramente pregiudicare il lavoro di una stagione. 

Di sicuro il lavoro degli arbitri non è agevolato da regolamenti e protocolli che, tra interpretazioni estensive, casistiche, volontarietà e altri cavilli, creano un mondo che, questo si, potrebbe starci tranquillamente in un film di Nolan. 

Il problema quindi è profondo e coinvolge l’intero sistema arbitrale, più in difficoltà che altrove. Il recente passato dei fischietti italiani ha avvolto il mondo arbitrale in una cortina di diffidenza che rende il loro operato molto più difficile. Ad ogni scelta sbagliata si invoca la malafede, che resta nell’aria fino al successivo errore, come un gas in attesa che scocchi una scintilla. 

Gli attuali dirigenti arbitrali stanno cercando di rompere quella cortina aprendosi di più al mondo delle TV, forse la vera ed unica soluzione per rendere il loro lavoro più sostenibile. Chiudersi infatti nel silenzio e non spiegare i motivi di una scelta, non fanno altro che alimentare le tensioni, così come non sapere cosa si dicono durante un intervento Var. 

Di sicuro più trasparenza e più comunicazione non sono la soluzione a tutti i problemi, però un Abisso che giustifica la sua scelta di sicuro aiuterebbe, anche perché molti ancora oggi si arrovellano per capire il perché di quella decisione. 

 

Fabio di Iasio 


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