Non aveva convinto la Beneamata nelle ultime due partite contro il Genoa e l'Hellas così, grazie anche alla settimana di tempo per preparare la partita, ha ben pensato di dominare il Monza di Palladino, creando un gran numero di palle gol (2.77NPxG prodotti) e concedendone pochissime (0.22NPxg concessi).

I brianzoli, orfani di Di Gregorio, sono una squadra ostica e ben allenata, ma che si è dimostrata poco incline ad affrontare l'Inter data la loro manovra a tratti lenta e sterile, oltre ad essere decisamente andati sotto dal punto di vista fisico ed atletico.

Questo anche grazie alle scelte di formazione di Inzaghi, che schiera i titolari eccezion fatta per De Vrij e Darmian al posto di un Dumfries non al meglio.

Palladino schiera i suoi due fantasisti, Colpani e Carboni, insieme, con una retroguardia formata da ex interisti.

Le formazioni ufficiali.

L'approccio alla partita degli ospiti, come sottolineato anche da Palladino, è ottimo.

Intensità, fisicità, ritmo, l'Inter crea aggredisce senza palla ed è super propositiva quando ha il possesso.

La passmap dell'Inter: braccetti molto larghi e mezzali alte, una struttura molto offensiva.

Proprio i braccetti sono stati fondamentali in questa partita, la loro spinta ha scombinato le marcature degli avversari e mandato in tilt la linea difensiva, che spesso ha dovuto "chiedere" uomini al centrocampo per non essere in inferiorità numerica sulle fasce.

Come si può vedere dal grafico Bastoni e Pavard sono tra i primi che hanno guadagnato più metri tramite progressioni.

A destra in particolare la struttura proposta dal Monza ha favorito le salite di Pavard, che ha sempre trovato tanti metri davanti a se da attaccare.

Questo perché il suo marcatore “naturale”, la mezzapunta sinistra Carboni, aveva il compito di marcare il vertice basso a uomo.

Carboni su Calhanoglu, Pessina su Barella. Pavard con tanto spazio.

Le progressioni del francese sono state molto fruttuose perché talvolta hanno confuso le marcature avversarie, come in occasione del primo rigore concesso sul colpo di testa di Lautaro.

Pavard ha spazio per condurre, Pessina rimane su Barella.
Il francese viene preso da Pessina liberando Barella, a cui viene consegnato il pallone da Darmian.
Sulla mezzala esce Caligola, Darmian si inserisce portando con se due uomini che hanno peccato nella comunicazione, Pavard è libero per crossare e l'Inter guadagna il rigore.

Quando la posizione di Barella lo permetteva invece Caldirola saliva in marcatura e Pessina attaccava il braccetto destro.

L'Inter però si aspettava questa mossa ed è stata molto brava a sfruttarne i difetti strutturali.

Rompendo la linea infatti il difensore del Monza lasciava un buco nella retroguardia costringendo il resto della difesa a stringere il campo lasciando il lato debole libero.

Situazione che veniva sfruttata sia con lanci a Dimarco che si accentrava e galleggiava sulla linea…

Dimarco viene dentro con un movimento da attaccante.

…sia con cambi di gioco verso Bastoni, con l'esterno interista che teneva impegnato il quinto avversario.

In generale ogni giocatore dell'Inter è sembrato sul pezzo ed ha svolto il proprio compito egregiamente, a parte forse Thuram che ha sbagliato qualche tocco di troppo rispetto al solito nonostante il gol finale.

Barella in particolare sembra essere ormai tornato stabilmente ai suoi livelli ed è molto più presente negli ultimi 30 metri negli ultimi tempi.

La fase più convincente della partita dell'Inter è stata comunque quella di non possesso.

Il pressing era organizzato benissimo e con ottime rotazioni, praticamente ogni volta che i Nerazzurri hanno pressato alto hanno riconquistato il pallone.

Palladino faceva alzare Gagliardini costruendo praticamente a 4, Inzaghi aspettava questa mossa e infatti ha messo Mkhitaryan sul neo centrale del Monza.

Lautaro e Thuram sui due braccetti, quinto su quinto ed i braccetti sulle mezzepunte.

Il pressing non era a uomo, trattandosi di una difesa a 5 che poteva diventare a 4 potevano esserci alcune rotazioni difficoltose specie su braccetti e centrale di difesa, eppure in numerose occasioni i Nerazzurri sono riusciti a chiudere la costruzione dei brianzoli chiudendoli nella loro trequarti.

Gagliardini è in linea coi braccetti quindi Barella esce su Caldirola, Lautaro e Thuram arretrano chiudendo più le linee centrali che quelle verso i difensori.
Palla sul quinto, Darmian esce e con Barella chiude le linee verso i centrocampisti, Lautaro aggredisce Caldirola.
Retropassaggio verso il portiere, Lautaro allunga la corsa e Mkhitaryan, che ha letto la situazione, lascia la marcatura su Bondo per attaccare Gagliardini, Calhanoglu prende in carico Pessina dato che Barella salirà su Caldirola.
Barella e Darmian richiudono le vie centrali, Pavard sale su Carboni e l'Inter riconquista palla.

In fase di sviluppo la squadra di Palladino ha mostrato buone rotazioni e fluidità.

A destra, come al solito, la mezzaluna si abbassava allargandosi favorendo la salita del quinto, che tagliava dentro al campo.

Questo per permettere a Colpani di partire largo senza marcatura ed accentrarsi portando il pallone sul piede forte.

Anche in questo caso Bastoni lo seguiva, l'ha marcato a uomo per tutta la partita.

A sinistra invece, avendo Carboni che non poteva rientrare non essendo a piede invertito, l'ampiezza veniva data spesso da Caldirola che si sganciava, con Kyriakopoulos che spesso tagliava dentro al campo.

Proprio su Carboni c'erano tante attenzioni: l'argentino 2005, ancora di proprietà dell'Inter, veniva da una grande prestazione contro il Frosinone ed in generale negli ultimi tempi sta trovando grande spazio con Palladino che sta cominciando a fidarsi sempre di più.

La sua partita comunque è stata molto complicata, il blocco basso interista è coriaceo per tutti ed in particolare lui aveva le attenzioni di un grande marcatore come Pavard.

Tuttavia ha illuminato la scena con un paio di tocchi di prima spalle alla porta per far uscire il Monza dal basso, e sicuramente la posizione in cui sta giocando non è quella più congeniale a lui, che in carriera ha sempre giocato a destra.

Proprio per questo quando i brianzoli costruivano a destra lui accentrava molto la sua posizione come sfogo della manovra, non riuscendo mai ad incidere però.

La manovra però, come detto, era troppo sterile e la mancanza di una punta di peso ha inciso sicuramente: Mota è molto mobile ma non è una grande presenza in area, rendendo le cose più facili per la retroguardia interista.

La partita finisce 5-1 senza diritto di replica, un'ottimo modo per lanciarsi verso la Supercoppa in Arabia ed un mese molto complicato che vedrà i Nerazzurri giocarsi tanto di questa stagione, soprattutto in campionato.

La squadra in ogni caso sembra essere sul pezzo, in risposta alle critiche che li vedevano affannati, ed ha recuperato tutti gli uomini per affrontare questo forcing molto insidioso.

Imperativo non cadere nell'ormai solito gennaio/febbraio di appannamento della gestione Inzaghi: la Juve è lì e dà l'impressione di poterci stare a lungo.


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