Calhanoglu e Dimarco, un inizio che fa ben sperare
I due nuovi giocatori nerazzurri, oltre ad essere gli unici veri innesti della stagione, rappresentano senza dubbio le note positive di questo pre-campionato, fatto si di amichevoli minori rispetto al programma iniziale ma ,comunque, in grado di fornire numerose indicazioni.
Calhanoglu – Una su tutte, la centralità del giocatore turco, schierato fin dai primi giorni come mezz’ala nel ruolo che fu ( speriamo non definitivamente) di Eriksen e già padrone indiscusso del centrocampo. Un gol e tre assist nella partita di ieri contro il Crotone che, uniti ai numeri delle precedenti amichevoli, fanno di Calha l’uomo copertina.
Portato sulla sponda nerazzurra di Milano proprio per sostituire lo sfortunato Eriksen con un’operazione lampo di Marotta, l’ex rossonero sembra già essersi ambientato e calato in quello che sarà il suo ruolo, mettendosi a disposizione dei compagni con le sue eccezionali qualità di passatore, oltre che di specialista dei calci piazzati. Molto della stagione dell’Inter passa infatti dai suoi piedi e dalla continuità che riuscirà a dare a queste prime ottime prestazioni.
Dimarco – In attesa del ritorno in campo di Perisic, la fascia sinistra sembra aver trovato il suo titolare in Dimarco, provato anche nei tre di difesa ma nettamente più a suo agio da quinto a tutta fascia. Un gol anche per lui ieri, con un bel sinistro sul primo palo su assist pennellato di Calhanoglu, unito a tante altre giocate che hanno convinto dirigenza e allenatore a puntare forte sul classe ’97 di Milano.
Un ritorno in rosa utile da molti punti di vista. In primis per colmare il buco lasciato da Ashley Young , tornato in patria all’Aston Villa, permettendo così alla dirigenza di non dover cercare ( e spendere soprattutto) un sostituto sul mercato. Ma l’elemento in più che Federico porta con se è l’esser cresciuto nel vivaio nerazzurro, che di fatto libera un posto nelle liste Champions.
Al netto di tutto ciò, però, la riconferma Dimarco l’ha guadagnata sul campo con le sue prestazioni, col suo mancino preciso e letale sui calci piazzati e con le sue fughe sulla fascia, che forse non basteranno a far dimenticare Hakimi ma, quanto meno, a tamponarne l’addio.
Fabio di Iasio