Virgilio Fossati, primo capitano dell'Inter (Instagram)
Virgilio Fossati, primo capitano dell'Inter (Instagram)

Il 24 maggio 1915 i soldati italiani si dirigono verso le Alpi. Il Paese è infatti appena entrato in guerra al fianco dell’Intesa, composta da Regno Unito e Francia, e contro gli imperi centrali. La Prima guerra mondiale, o Grande Guerra come verrà chiamata per l’assurdo numero di vite umane spezzate nel suo nome, è iniziata anche per l’Italia. Sono quindi tanti i giovani che si vedono chiamati alle armi, tra questi non fanno eccezione i calciatori e tra i calciatori c’è anche Virgilio Fossati, capitano dell’Internazionale.

Virgilio Fossati: il capitano del primo scudetto

Virgilio Fossati, milanese, nasce nel 1891. Dopo una partita giocata nella periferia del capoluogo lombardo, a Dergano, viene notato per le sue doti fisiche non certo comuni all’epoca: 182 centimetri di altezza e ben ottantadue di torace. Finisce a giocare al Minerva, squadra studentesca che disputa però solo amichevoli. Dopo un paio di anni ecco che il terzino passa alla neonata Internazionale. Nel 1910, passato dalla fascia al centro del campo, vince il primo scudetto della storia nerazzurra contro la Pro Vercelli. Una vittoria contestata, con la Pro Vercelli che chiede e non ottiene un rinvio del match: i piemontesi, in tutta risposta, schierano la formazione giovanile e perdono per 10 a 3.

Il valore di Fossati non si discute, al punto che gioca anche in un’altra storica formazione del 1910: il primo undici della storia della Nazionale. Si disputa infatti a Milano, all’Arena, la sfida contro la Francia. Mancano le divise ufficiali, la maglia è sì bianca ma è una camicia e qualcuno si presenta con i pantaloncini dello stesso colore, qualcuno invece li indossa neri. Gli azzurri (non ancora tali) battono la Francia per 6 a 2 e il capitano dell’Inter mette a referto una rete.

Nei cinque anni successivi, gioca diverse volte con la Nazionale e partecipa anche alla sfortunata spedizione olimpica del 1912 a Stoccolma, sotto la guida dell’appena ventiseienne Vittorio Pozzo. Indossa, in diverse occasioni, anche la fascia da capitano dell’Italia, ma sarà un altro il grado che lo accompagnerà nei mesi successivi al 1915.

Il capitano dell'Inter diventa tenente

A maggio viene aggregato all’8° reggimento di fanteria e si dirige con i suoi commilitoni prima nell’alto bresciano, poi al Tonale. In autunno e in inverno, sulle pendici delle montagne, combatte sotto la neve. Ne esce sempre indenne, nominato tenente passa al fronte dell’Isonzo. In questa occasione, Fossati sveste per una volta i panni del calciatore per indossare quelli di cronista e arbitro. Vista la sua professione, viene lasciato fuori dalla sfida di calcio del suo reggimento, per la quale accetta di fare da direttore di gara. Il gesto successivo, è di quelli decisivi: Fossati decide di scrivere una cronaca della sfida amichevole e di inviarla alla Gazzetta dello Sport. Gli autori Dario Ricci e Daniele Nardi hanno ritrovato quel frammento di giornalismo amatoriale nel loro libro La migliore gioventù, dedicato proprio ai giovani sportivi che andarono al fronte durante la guerra. Vale la pena riportarne un pezzetto:

Zona di guerra, 21 maggio. Domenica scorsa gli ufficiali del 3° battaglione dell’8° fanteria si sono incontrati, a poca distanza dalle trincee di prima linea, in un match di football con sei giucatori. Il sottoscritto, in vista dei suoi precedenti calcistici e delle sue partite internazionali, fu pregato di non giuocare, ma di arbitrare la partita che uscì veramente interessante. La vittoria spettò ai Bianchi per 2 goals a 1.

A giugno del 1916 il suo reggimento viene spedito verso una missione sul Carso. In quell’occasione, Virgilio Fossati, capitano dell’Inter e della Nazionale trova la morte, rimasta in dubbio fino ai primi giorni di luglio e confermata il 7 dello stesso mese. Perché la guerra, non guarda in faccia nessuno. Mai.

Federico Sanzovo


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