Modulo
Modulo

Minuto 30' di Psg-City, semifinale di Champions League: il portiere del Psg Navas inizia l'azione dal basso, vicino alla sua area c'è Neymar, stella brasiliana che di ruolo farebbe l'attaccante. Invece è li, come un difensore centrale a impostare. Non c'è una prima punta, Verratti è l'uomo più alto in campo (che di ruolo farebbe il mediano). 

Un minuto dopo l'azione riparte invece da Ederson. Walker, Stones e Dias formano una linea a 3, Cancelo, che sarebbe l'esterno sinistro, fa il mediano, gli altri si portano tutti in avanti, per fraseggiare nella trequarti e cercare gli spazi giusti muovendo il pallone. Prime punte in campo? 0. Le prime punte sono in panchina, ma non entreranno mai. Lo chiamano “calcio liquido”. I moduli non esistono, tutti si muovono in cerca dello spazio migliore per colpire l'avversario. Senza dare alcun riferimento. 

Questo modo di giocare vale solo a questi livelli, con queste rose e con questi allenatori? 

Certamente Pochettino e Guardiola portano questi concetti all'estremo e sono tra i maggiori interpreti di questo cambiamento contemporaneo del calcio, anche aiutati dalle loro rose da miliardo di euro piene di top player assoluti dalle qualità invidiabili. Ma tutte le grandi squadre vanno nella direzione di abbandonare schemi e moduli prefissati e rigidi. Zidane al Real cambia schema iniziale spesso, si adatta agli avversari. Ma quando la partita inizia i centrocampisti si muovono senza uno schema fisso, Benzema va dove vuole e il concetto di "ruolo" non è certamente quello di un tempo. Tuchel da quando è arrivato al Chelsea si schiera con un 5-3-2 che però in fase propositiva è super-liquido. Un riferimento centrale non c'è, gli uomini di qualità dalla trequarti in su sono tanti e ognuno cerca la sua posizione negli spazi che si creano. 

E in Italia? In Italia c'è De Zerbi, allineato al 100% con Guardiola e Pochettino. Raspadori fa spesso la prima punta e non dà riferimenti offensivi, i centrocampisti si muovono molto, Locatelli a volte è mezzala, altre è il play. Diverso ma non schematico è di certo il gioco di Gasperini che quest anno sulla carta si è messo a 4 con 2 punte e l'inserimento di Muriel. Ma in realtà è un sistema molto libero. Nel corso della gara puoi trovare Muriel esterno, Malinovskyi centrale e addirittura Gosens o Toloi in area ad attaccare come fossero prime punte. 

E l'Inter? Tutti parlano di un 3-5-2 rigido e integralista ma guardandolo bene così non è. Di certo noi la prima punta la abbiamo, e bella forte. Non sfruttarla sarebbe un errore più che una “genialata". Ma dal punto di vista tattico di fisso e poco volatile c'è poco. Il modo di giocare varia a seconda di avversario e momento della gara. I giocatori che fanno un ruolo sono pochi: De Vrij, Brozovic e Lukaku. Gli altri si muovono e cambiano i loro compiti continuamente. Bastoni a volte sembra un terzino di spinta altre un centrale marcatore. Eriksen fa il play basso quando Brozo si alza ma anche il trequartista e l'esterno sinistro per lunghi tratti. Lautaro fa tutto, molto in fase difensiva, molto sulla trequarti e soprattutto la prima punta quando serve. Per non parlare degli esterni. Hakimi e Perisic a volte sembrano bassissimi, dei terzini, altre sono delle vere e proprie ali di un 4-2-4, e nel corso della stessa partita. 

Ogni allenatore gioca il suo tipo di calcio diverso e basato sulla rosa a disposizione, ma la tendenza generale sembra quella di abbandonare i vecchi 3-5-2, 4-3-3, 4-4-2  per passare ad un calcio non di certo improvvisato, ma sicuramente meno schematico. Il “ruolo” sembra oggi più un posizionamento iniziale da abbandonare spesso e volentieri, piuttosto che una posizione statica da tenere a tutti i costi. 

29 Aprile 2021, siamo in una nuova era. I moduli non esistono. 

Luca Neri 


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