Bastoni e la Nazionale, gioca poco ma con lui in campo nessun goal subito
Bastoni, con gli azzurri poco spazio ma ancor meno gol subiti.
Nel corso degli ultimi mesi, se non anni, Alessandro Bastoni, nonostante una crescita esponenziale sotto la guida di Conte e un susseguirsi di ottime prestazioni anche al servizio d'Inzaghi, non è ancora riuscito a prendersi una posizione alta nelle gerarchie del ct della nazionale Roberto Mancini.
Ma non è questo il punto. L'ex allenatore dell'Inter avrà avuto i suoi buoni motivi per non schierarlo molto spesso. D'altronde colui che ha riportato l'Italia da una sonora uscita dai mondiali ancor prima dei gironi - dalla stalle - sul tetto d'Europa - alle stelle -, e che non perde una gara da 3 anni, da 37 gare per la precisione - un record assoluto, se vogliamo essere ancora più precisi -, ha ragione quando ha ragione, ha ragione anche quando ha torto.
Il punto è che Bastoni ha ben capito chi ha di fronte e lo ha dimostrato ogni volta che gli è stata concessa la sua chance. Come, per esempio, abbiamo visto questa settimana. Alla vigilia della gara di ieri sera contro la Lituania, Alessandro aveva subito una forte contusione tanto che la sua titolarità era stata messa in discussione. Anche altri suoi compagni hanno avuto qualche acciacco e, con il benestare di Mancini, hanno lasciato il ritiro. Ma il difensore nerazzurro no. Lui ieri sera è sceso sul campo. Poteva fare come gli altri, tornare alla propria base e prepararsi per il ritorno del campionato, ma lui ha deciso di ripagare l'opportunità - una delle poche - che gli è stata concessa, mantenendo la porta inviolata.
A proposito di clean sheet, quello di ieri sera era il settimo che collezionava con la maglia azzurra. Esattamente lo stesso numero di partite giocate con la nazionale. Cinque delle quali partendo dal primo minuto, rispettivamente contro l'Estonia (4-0), la Polonia di un certo Lewandowski (2-0), la Lituania (2-0), il Galles di - Mr. 100 milioni - Bale (1-0), e nuovamente contro la Lituania (5-0). Anche nelle gare in cui ha fatto il suo ingresso dalla panchina la musica non è cambiata: zero reti subite contro la Bosnia di un suo ormai amico ma che non fa mai sconti - chiedere alla Francia - Edin Dzeko (2-0), e lo stesso contro il San Marino (7-0).
Avversari non di certo formidabili ma, come insegna la sfida contro la Bulgaria di qualche giorno fa, non è semplice mantenere la porta inviolata. Figuriamoci farlo tutte le volte che si viene chiamati in causa. Eppure lui lo fa e lo fa sembrare facile. Anche se ha solo 22 anni, anche se non ha tutto lo spazio che forse meriterebbe. E ciò nonostante lo fa, dimostrandosi un ragazzo bravo e forte, e anche un grande professionista.
A cura di Manuel Delon