Matthäus
Matthäus

Il risultato ottenuto quest’estate dalla Nazionale di calcio italiana è, naturalmente, storico. Tra gli Azzurri campioni d’Europa, tra l’altro, ci sono anche due nerazzurri: Barella e Bastoni. I due si vanno ad aggiungere alla lista di campioni continentali che hanno sollevato il trofeo nel periodo in cui vestivano la maglia dell’Inter. Nel passato del club, infatti, spiccano lo spagnolo Luisito Suárez campione nel 1964, il francese Blanc trionfatore nel 2000 durante l’Europeo di Belgio e Paesi Bassi, il greco Karagkounīs vincitore nel 2004. Oltre, naturalmente, ai quattro Azzurri che vinsero nel 1968: Mazzola, Burgnich, Facchetti e Domenghini.

La Nazionale italiana però, non è l’unica selezione azzurra nella quale hanno militato degli interisti. Ci sono ovviamente le nazionali giovanili, l’olimpica, ma non è di queste che si sta parlando. A partire dal 1960, per ben 31 anni, è esistita un’altra selezione calcistica italiana, nota con il nome di Nazionale di calcio di Lega della Serie A. Una squadra incredibile, formata da tutti i campioni di quello che era, all’epoca, il campionato più bello del mondo. Una sorta di formazione da All star game in stile NBA: come se oggi scendessero in campo Lukaku, Cristiano Ronaldo e Ibrahimovic nella stessa squadra. Eppure un’idea così forte sulla carta, non ebbe il successo sperato.

Trent’anni di storia: poche partite, pochissimi tifosi

Voluta dall’allora presidente della Lega, Giuseppe Pasquale, la Nazionale di Lega disputava, in incontri amichevoli, le corrispettive compagini di Paesi come Inghilterra, Scozia, Belgio. E fu proprio contro l’Inghilterra che questa bizzarra selezione giocò a San Siro la prima partita della sua storia. Il risultato sorrise agli “azzurri”: 4-2 il finale, grazie alle reti di Tacchi, Hamrin e alla doppietta di Altafini. La formazione della prima Nazionale di Lega fu la seguente: Buffon (Ghezzi); Maldini, Castelletti; Boniperti, Bernasconi, Emoli (Bergamaschi); Hamrin, Angelillo, Charles, Altafini, Tacchi.

Come fece notare l’inviato del quotidiano torinese La Stampa, la partita non fu bellissima: molto duro, a tratti scorretto il match non fu uno spettacolo con il gioco che non fu “di grande levatura”. Una questione, quella dello spettacolo espresso dalla Nazionale di Lega che la seguirà per tutta la sua storia: non basta far scendere sul terreno di gioco i più grandi tra i campioni, per assicurare uno spettacolo di livello conta anche che gli interpreti si trovino a loro agio in campo. Anche quello degli spettatori presenti a queste partite, infatti, fu un tema che accompagnò questa particolare nazionale lungo tutti i suoi trent’anni di storia. All’esordio, infatti, sempre l’inviato de La Stampa scrisse: “Poca gente sugli spalti di S. Siro, certamente meno del previsto. Sarà stato forse l'annuncio della ripresa televisiva, comunque le scalinate dello stadio milanese tradivano larghi sposi vuoti. Quarantamila gli spettatori paganti”. Con il senno di poi, un risultato questo non così negativo se comparato con quelli delle ultime due partite.

28 anni e otto partite dopo, infatti, quella che sarebbe stata la penultima uscita della Nazionale di Lega si disputò davanti ad appena 5464 spettatori. Un numero che fa capire quanto scarso fosse l’interesse verso questo tipo di partite. Se poi si pensa che il teatro della sfida con la Polonia fu, ancora una volta, San Siro si capisce che la cornice in cui questa amichevole venne disputata fu particolarmente triste. In campo quel giorno, guidati da Arrigo Sacchi scesero: G. Galli (62' Landucci), Mannini, Volpecina; Matthäus (55' Barbas), Tassotti (46' Gregucci), Manfredonia; Pari, Evani (46' Marocchi), Careca (62' Renato), Maradona, Virdis (Caniggia).

Il risultato finale venne fissato sul 2-2 da una magia di Diego Armando Maradona che raddrizzò la partita dopo i due gol della Polonia inframezzati dalla rete di Tassotti.

Nazionale di Lega: ultimo atto nel nome di Simeone

Andò decisamente meglio tre anni dopo, questa volta a Napoli e con Bigon in panchina: 3-0 alla Lega inglese con Galli, Garzja, Aldair, Pin, Benedetti, Jozic, Bianchi, Mikhailichenko, Careca, Matthäus, Van Basten. Nel secondo tempo, dentro Taffarel, Branco, Minotti, Lentini, Simeone e Di Canio, con il giovane argentino del Pisa che segnò la rete finale dopo i gol di Van Basten e Careca.

Fu l’ultimo atto di una storia che non entrò mai nel cuore dei tifosi, con la partita di Napoli che, come scrisse Massimo Gramellini, vide tra gli assenti oltre a Maradona anche Haessler, Riedle, Rijkaard e Gullit e il pubblico: “Macchie scure sugli spalti dominati dal rosso quasi assoluto delle poltroncine vuote – commentò Gramellini – sommando tutti gli spettatori non si arriva nemmeno a 15.000, la quota minima che avrebbe dovuto essere garantita dai biglietti omaggio rifilati nei giorni scorsi agli studenti delle scuole medie partenopee”.

Insomma, lo scarso interesse dei tifosi in primis, ma anche dei giocatori unitamente a un calendario sempre più fitto che rese impossibile trovare date negli anni successivi, decretarono la fine della storia della Nazionale di Lega: la formazione “all star” all’italiana non sarebbe più scesa in campo. E quindi Lukaku continuerà a fare coppia con Lautaro Martinez e non con Cristiano Ronaldo.

Federico Sanzovo


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