Sesso, droga e SimoInzaghismo, tutto a tinte nerazzurre
Inzaghi ha creato una macchina praticamente perfetta che strappa applausi e consensi in giro per il mondo.
J'Accuse. Siccome solo gli stupidi non cambiano mai idea sono il primo ad ammettere le mie colpe: l'anno scorso ero uno dei più convinti e focosi sostenitori della necessità di licenziare Inzaghi già ad ottobre e affidare la panchina a Chivu o Stankovic, con il secondo favorito in quanto portatore di cattiveria e grinta.
Sì, lo ammetto: era il mio pensiero più ricorrente nella scorsa stagione. Ora, però, sono guarito e mi sono convertito al SimoInzaghismo. Ringrazio infatti il direttivo interista per non avere ascoltato i tifosi come me che avrebbero cambiato immediatamente l'allenatore, ma anzi per averlo coccolato e difeso a spada tratta consci di cosa sarebbe stato in grado di creare Simone Inzaghi.
Già perché Inzaghi è oggi, a mani basse, uno dei migliori allenatori al mondo. E non si tratta di un discorso da tifoso o da fanatico, si tratta di una verità oggettiva perché, come accade in rari casi, sono il campo e soprattutto i risultati a parlare chiaro. L'ex allenatore della Lazio ha creato una macchina praticamente perfetta in grado di dominare in lungo e in largo il campionato giocando un calcio per ampi tratti sublime nonché bellissimo da vedere e imponendo la propria legge a suon di numeri fuori da ogni logica. 72 punti in 27 partite, solo vittorie nel 2024 quando siamo ai primi di marzo, 69 goal fatti e solo 13 subiti sono numeri che anche il più grande nemico dell'Inter non può far altro che lodare e arrendersi alla nettissima superiorità nerazzurra, senza negare come questa Inter sia una delle più belle versioni di sempre della Beneamata, una versione che renderebbe fieri i più illustri e romantici tifosi nerazzurri.
Ma anche estendendo il discorso fuori dal suolo italico l'Inter di Simone Inzaghi ha assunto uno status che le permette di essere considerata una delle migliori squadre d'Europa, nonché seria candidata per la vittoria della Champions League. Anche in questo caso non si tratta di un vagheggio da tifoso, bensì del pensiero, addirittura espresso in diretta televisiva da Thierry Henry, non proprio uno qualunque. L'ex stella dei Gunners, infatti, non più tardi di lunedì ha definito l'Inter come la classica squadra che nessuno vorrebbe affrontare durante una competizione come la Champions League, pensiero peraltro condiviso da Pep Guardiola che non perde mai l'occasione per lodare le qualità dei nerazzurri e ricordare come la vittoria nella finale di Istanbul della scorsa stagione sia stata tutto fuorché pienamente meritata e mai in discussione.
Simone Inzaghi ha creato una macchina quasi perfetta basandosi su tutti i suoi credo: dal tanto amato 3-5-2, al rapporto quasi intimo con i giocatori, fino ad arrivare ad una perfetta simbiosi con il suo attaccante principe, rendendolo in grado di avere una media di quasi un goal a partita. Come alla Lazio era Ciro Immobile, ora tocca a Lautaro Martinez inanellare numeri da capogiro, numeri che gli permettono di essere considerato uno dei migliori tre attaccanti del mondo, numeri che - sotto la passata gestione guidata da Antonio Conte - l'attaccante argentino non si sognava neanche di realizzare.
Oggi Inzaghi è riconosciuto dai più grandi esperti di calcio come uno dei primissimi allenatori dell'intero panorama mondiale, e pazienza se in Italia, fuori dal mondo Inter, pisquani e cicisbei fanno fatica ad apprezzare il capolavoro realizzato dal Demone di Piacenza e preferiscono gridare alla Marotta League o altre fesserie per non ammettere la superiorità dei ragazzi di Inzaghi, sarà il campo a raccontare la verità e portare i verdetti. Intanto da Livorno hanno già smesso di ridere e i cavalli con i paraocchi non si vedono più, come da Torino dove un “Adesso veniteci a prendere” è diventato, tanto rapidamente quanto piacevolmente, un goffo tentativo di screditare la stagione clamorosa dei nerazzurri.
Sesso, droga e SimoInzaghismo, perché in questo momento il Demon Ball è un qualcosa di cui è impossibile fare a meno, è una sensazione, è poesia, è un'emozione che ti prende e ti coinvolge, ma guai ad abbassare la guardia perché come comanda Inzaghi “Bisogna rimanere concentrati anche mentre si dorme”. Dritti alle meta, con te, da convertito e ora fedele credente del SimoInzaghismo. Per l'Inter, ora e sempre.