Inter, lo scudetto è made in Manchester, sponda Red Devils
Giorni di festa in casa Inter: lo scudetto è tornato sulle maglie nerazzurre. 10 anni dall’ultimo titolo, 11 dall’ultimo campionato vinto ma nonostante anni sportivamente difficili questa vittoria parte da lontano.
Il gruppo Suning si è insediato nel 2016 e da quel momento è iniziato un percorso che ha portato ad una crescita esponenziale della squadra, portandola dai settimi posti al ritorno in champions con Spalletti, fino alla testa della classifica con Conte.
Il tecnico salentino ha dato la sterzata decisiva per tornare a primeggiare in Italia fin dal suo arrivo nell’estate del 2019 chiedendo rinforzi mirati sia nel mercato estivo che in quello invernale e portando la squadra al secondo posto in campionato e in finale di Europa League.
Nella stagione successiva, nonostante la crisi per il Coronavirus, il tecnico salentino è riuscito a chiedere uno sforzo ulteriore alla società per portare a Milano giocatori da lui ritenuti funzionali. Tutto normale, un allenatore che vuole vincere chiede dei giocatori per poter esprimere al meglio la propria idea di calcio.
Tutto normale, se solo non si considerasse che alcuni degli innesti che hanno permesso all’Inter di tornare a vincere fossero scarti di una squadra che fino a questa primavera non ha vissuto anni entusiasmanti: il Manchester United.
Nell’estate del 2019 Conte si focalizzò soprattutto su un giocatore: Romelu Lukaku. Il belga non era un titolarissimo del Man Utd e la società l’aveva più volte provato a cedere, tanto che fu molto vicino il suo passaggio alla Juventus in cambio di Dybala poco prima dell’accelerata decisiva di Marotta e Ausilio che lo acquistarono per 68 milioni più bonus.
La stessa estate da Manchester è arrivato un altro attaccante, ancora più ai margini della squadra guidata da Solskjær: Alexis Sanchez. Il cileno era stato fortemente voluto da Mourinho (fresco di annuncio sulla panchina della Roma) ma con i Red Devils non è mai risucito a confermare il rendimento avuto con Udinese, Barcellona e Arsenal tanto da passare in nerazzurro in prestito gratuito per poi rescindere il contratto con lo United e firmare da svincolato nell’estate del 2020.
La prima parte della stagione 19/20 ha palesato una carenza sulla fascia sinistra: Perisic era andato al Bayern Monaco in prestito, Asamoah iniziava a mostrare troppe difficoltà fisiche e Biraghi (in prestito dalla Fiorentina) non ha mai convinto del tutto. Conte per la fascia sinistra scelse un altro giocatore mancuniano: il capitano Ashley Young. Il laterale inglese è sbarcato a Milano a titolo definitivo per poco meno di 2 milioni, cifra che nonostante l’età avanzata dell’ex Aston Villa si è rivelata bassissima dato il rendimento mostrato in maglia nerazzurra.
La sessione estiva precedente alla trionfale stagione in corso è stata all’insegna della finanza creativa. La crollo dei ricavi non permetteva esborsi esagerati e così Conte ha virato su giocatori esperti, affidabili e soprattutto low cost: Kolarov, Vidal e Darmian. Il jolly italiano è l’ultimo giocatore proveniente da Manchester e nonostante sia stato in realtà acquistato dal Parma i più esperti prevedevano un suo sbarco all’Inter fin dal suo passaggio ai ducali dopo aver concluso la sua esperienza inglese con una stagione non indimenticabile.
Matteo Darmian, arrivato tra i malumori dei tifosi si è rivelato uno dei giocatori più decisivi in questa stagione nonostante un ruolo non da titolarissimo. Fino a questo momento ha disputato 24 partite e segnato 3 gol, due dei quali hanno portato 6 punti pesantissimi contro Cagliari e Verona permettendo all’Inter di festeggiare con 4 giornate d’anticipo. Giocatore forse sottovalutato ma andando a vedere la sua esperienza proprio allo United si può capire perché Conte ha deciso di puntare su di lui. 92 presenza e 1 gol in 4 stagioni e la vittoria di una FA Cup, una Coppa di Lega, un Community Shield e soprattutto l’Europa League del 2016-17 giocando da titolare la finalissima di Stoccolma vinta contro l’Ajax.
Ashley Young ha sposato il progetto di Conte rinunciando alla fascia di capitano del Man U e si è rivelato un rinforzo di esperienza e qualità. 18 presente 4 gol e 4 assist nella seconda parte del campionato 19/20. Nel campionato in corso ha perso il posto da titolare ai danni di Perisic ma saputo ritagliarsi un ruolo fondamentale: 23 presenza e 3 assist a quattro giornate dalla fine.
Dopo una prima parte di carriera all’Aston Villa da esterno d’attacco con lo United ha arretrato il suo raggio d’azione dimostrandosi un validissimo esterno a tutta fascia e vincendo la Premier League dl 2013, l’Europa League del 2017, una coppa di Lega, una FA Cup e ben tre Community Shields vestendo il rosso di Manchester per bene 261 volte e segnando 19 reti.
Alexis Sanchez vanta una carriera invidiabile. Cobreloa e Colo Colo in Cile , River Plate in Argentina e l’esplosione con l’Udinese che l’ha portato a vestire le maglie di Barcellona e Arsenal prima del passaggio a Manchester rivelatasi un autentico flop. Il suo palmares include oltre allo scudetto appena vinto due campionati cileni, un campionato argentino, un campionato spagnolo, una coppa di Spagna, due Supercoppe di Spagna, una Supercoppa Europea, una Coppa del Mondo per Club, due FA Cup, tre Community Shields e due Copa America ma nessun trofeo con i Red Devils. A Manchester il suo sconfinato talento sembrava essersi perso: 45 presenze e solo 5 gol in due anni. Il club di Glazer ha di fatto regalato Sanchez all’Inter pur di liberarsi del pesantissimo ingaggio.
A Milano Sanchez non ha brillato come nella prima parte della sua carriera ma è tornato ad essere un giocatore affidabilissimo giocando in nerazzurro 67 partite (spesso partendo dalla panchina) impreziosite da 9 gol e ben 14 assist.
Romelu Lukaku è senza dubbio il giocatore simbolo di questa Inter. I suoi numeri i nerazzurro sono impressionanti ma c’è poco da stupirsi. Prima dell’arrivo a Milano aveva già segnato 187 gol con le squadre di Club mentre con la Nazionale belga è attualmente il miglior marcatore di sempre grazie alle sue 59 reti in 91 partite. Nonostante numeri da top player la sua esperienza a Manchester è stata incolore. 42 gol in 96 presenze non sono bastati a convincere Solskjær a puntare su di lui. Tanti gol ma pochissimi trofei: una FA Cup da giovanissimo con il Chelsea e un campionato belga con l’Aderlecht. La sensazione era che il meglio di questo attaccante si fosse già visto e che gli mancasse qualcosa per entrare nel gota del calcio. Antonio Conte però quel qualcosa lo aveva già visto quando lo voleva al Chelsea e come da lui stesso più volte dichiarato ha fatto di tutto per convincere la società a portarlo all’Inter. La crescita in questi due anni è stata impressionante e da goleador un po’ grezzo è passato ad essere un attaccante totale, letale sotto porta e prezioso nella costruzione del gioco. In nerazzurro è l’uomo copertina, il capo popolo, il leader che insieme al suo allenatore ha guidato i compagni alla conquista del tanto sognato scudetto. In nerazzurro ha segnato già 61 reti in 92 presenze, eguagliando Ronaldo come miglior marcatore interista alla prima stagione, e regalato 14 assist. I numeri continuano a non spiegare chi è Lukaku ma questa volta perché non bastano a spiegare il giocatore eccezionale che sta dimostrando di essere.
Mentre a Manchester qualcuno starà rimpiangendo le scelte fatte in passato a Milano i tifosi sperano che nella prossima sessione di mercato possa arrivare un giocatore con un passato nei Red Devils.
Luca Mercuri