L’Inter è campione d’Italia, 11 anni dopo l’ultimo scudetto. 

11 anni in cui tutti i tifosi nerazzurri hanno vissuto un vero e proprio purgatorio vedendo cambiare quasi tutto dalla gloriosa notte di Madrid. 

La società è passata di mano per bene due volte, da Moratti a Suning tramite Erick Thohir. 

Sono cambiati 12 allenatori. Dopo l’addio di Mourinho sulla panchina nerazzurra si è seduto Rafa Benitez che nonostante una Supercoppa italiana e un Mondiale per Club è stato esonerato dopo soli 6 mesi ai danni di Leonardo, vincitore dell’ultimo trofeo: la Coppa Italia del 2011. La stessa estate del 2011 però Leonardo ha abbandonato il ruolo di allenatore per tornare a fare il dirigente. Dopo il Brasiliano è stato un continuo avvicendamento in panchina: Gasperini, Ranieri, Stramaccioni, Mazzarri, il ritorno di Mancini, De Boer, Pioli, Vecchi, Spalletti e infine l’attuale tecnico Antonio Conte. 

Sono cambiati quattro capitani: Zanetti, Ranocchia, Icardi e Handanovic

Sono passati da Milano un numero incalcolabile di giocatori: il talento grezzo di Kovacic, la classe e la professionalità di Rodrigo Palacio, l’esperienza di Miranda ma anche vere e proprio meteore come M’Vila, Wallace, Dodò, Sainsbury e tantissimi altri.

È cambiato il logo societario e a breve verranno archiviati anche i due storici inni.

L’unico denominatore comune tra l’Inter dello scudetto del triplete e l’attuale è Gabriele Oriali (oltre a Zanetti che ha però totalmente cambiato ruolo). 

Il dirigente comasco prese parte alle vittorie di Mancini e Mourinho e lasciò l’Inter nell’estate post triplete a causa di alcuni dissidi interni e di un difficile rapporto con Marco Branca.

Nel 2014 è stato nominato dal Presidente della FIGC Carlo Tavecchio come Team Manager della nazionale accompagnando proprio Conte nell’ottimo Europeo del 2016.

L’esperienza comune in Nazionale ha creato tra tecnico e manager un legame forte di stima e fiducia che ha riportato Oriali all’Inter proprio nella stessa estate in cui è stato ingaggiato l’allenatore salentino.

Lele Oriali è un vincente per natura. Non si diventa Campioni del Mondo con la propria nazionale per caso e non si vincono scudetti e trofei in serie se non si è speciali. 2 scudetti e 2 Coppe Italia da giocatore e 6 scudetti, 3 coppe Italia, 3 supercoppe italiane e 1 Champions League da dirigente; sempre difendendo i colori nerazzurri.

Oriali, per meriti acquisiti leggenda interista, è sempre stato però poco appariscente e lontano dai riflettori.

Luciano Ligabue ha dedicato all’ex centrocampista una canzone proprio per la sua attitudine ad essere un eroe silenzioso poco avvezzo a rubare la scena e a lavorare più per la “punta” e per il “dieci” che per se stesso.

Chi ha lavorato con lui ha sempre però sottolineato il suo peso nel raggiungimento degli obiettivi. Antonio Conte, fresco del quinto campionato vinto da allenatore, ha dedicato la vittoria anche ad Oriali evidenziando come la sua presenza abbia influito moltissimo in questi due anni straordinari. Josè Mourinho non ha mai nascosto la stima sconfinata per il suo assistente; indimenticabili gli abbracci e le corse insieme dopo ogni vittoria. Roberto Mancini è da sempre suo estimatore tant’è che nel momento del ritorno di Oriali all’Inter si è fermamente opposto ad un possibile addio alla Nazionale chiedendo la presenza del Team Manager almeno fino al Mondiale.

Gabriele Oriali è stato determinante nel suo ruolo in tutte le vittorie ottenute ma è quest’anno che la sua presenza si è rivelata a tutti gli effetti decisiva.

Antonio Conte non è stato accettato da molti tifosi per via del suo passato a tinte bianconere e sembrava quasi che alcuni pseudo tifosi non aspettassero altro che un fallimento per poter chiedere la testa del tecnico. Oriali impersonificazione di tutti i valori interisti è sempre stato di supporto all’allenatore quasi fungendo da garanzia.

La stagione è stata trionfale ma la vittoria è arrivata in un clima di profonda incertezza societaria per colpa della contrazione dei ricavi causata dalla pandemia. È stato quindi importante isolare la squadra dai turbamenti esterni. Nonostante il ritardo negli stipendi e le voci di una possibile cessione da parte di Suning la squadra è risuscita a concentrarsi totalmente sul calcio giocato e a raggiungere l’obiettivo massimo. 
Indiscutibili i meriti di Conte alla guida tecnica e Marotta alla guida societaria ma altrettanto fondamentale è stata la figura di Oriali, vero e proprio collagene tra squadra e dirigenza, che ha confermato, qualora ce ne fosse ancora bisogno, perché Lele sia un vincente come poche altre persone nel mondo del calcio.

Una vita da mediano, lavorando come Oriali, anni di fatica e botte vinci caso mai i mondiali. 

Oppure non smetti mai di vincere.

 

Luca Mercuri


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