Sebastian Spada e una tesi magistrale sulla Superlega che 5 anni fa anticipava gli scenari futuri
Sebastian Spada, giovane dirigente sportivo, 5 anni fa aveva anticipato in una tesi di laurea i temi emersi in questi giorni
Abbiamo intervistato Sebastian Spada, giovane dirigente sportivo in rampa di lancio, attualmente responsabile commerciale della società Pallacanestro Trieste. Il tema dell'intervista sarà la Superlega, in quanto Sebastian nel 2016 ha presentato la sua tesi di laurea magistrale presso l'università degli studi di Udine dal titolo “Il piano di riassetto strutturale Uefa: la riforma della Superlega Europea”, portando alla luce con largo anticipo questa tematica. Il correlatore della tesi è stato l'Avv. Claudio Pasqualin, noto procuratore sportivo di molti calciatori di primo livello, tra cui Del Piero, Vialli e Gattuso. Nelle scorse ore Spada è stato intervistato dal TG3 Regionale del FVG e dall'emittente locale Telefriuli.
Come ti è venuta l'idea 5 anni fa di fare una tesi sulla Superlega Europea?
"L'idea è nata dal fatto che spesso lo Sport e il Calcio sono trattati da ambienti accademici in modo superficiale, considerati alla stregua di discorsi da bar, quando in realtà sono dei business molto importanti e fondamentali per l'economia globale. Il mio progetto di tesi non era analitico ma sperimentale: la mia idea era dimostrare come il mondo del calcio potesse avere benefici economici e sociali dalla creazione della Superlega Europea. Nella mia tesi però, non si prefiggeva una "rottura" tra dei club e le istituzioni sportive, bensì che la riforma partisse direttamente dalla UEFA per venire incontro alle esigenze dei top club. La situazione che si è creata nei giorni scorsi quindi non era quella che mi auspicavo e che ho descritto nel lavoro di ricerca di 5 anni fa".
Come mai alcuni club hanno pensato ad una Superlega?
“Nella tesi avevo scritto che la Superlega sarebbe stata attuata nel momento in cui ci fosse stata una battuta d'arresto dal punto di vista della crescita dei ricavi dei club. E appunto la battuta d'arresto del Covid sta portando ad una riflessione di questo tipo”.
Ma è quindi la pandemia che ha portato a discutere di Superlega oppure era un processo comunque inevitabile?
“Il processo è comunque inevitabile e una parte dei club forzerà la mano per andare in quella direzione. La pandemia ha solo accelerato i tempi ed anticipato temi e problematiche che sarebbero emerse tra qualche anno. Una crisi provoca sempre dei cambiamenti”.
Florentino Perez lunedì ha detto che senza Superlega Europea il calcio morirebbe, sei d'accordo?
"Domanda difficile, Perez credo intenda che è il business del calcio a morire sommerso dai debiti e non il concetto di "futbol" come gioco. Non lo so se senza la Superlega in questo senso il calcio rischi di morire a causa della pandemia".
Con la creazione della Superlega Europea (o comunque con una nuova Champions) i club potrebbero in breve tempo aumentare e di molto i ricavi. Credi che sia necessario inserire degli strumenti limitativi di controllo come un Financial Fair Play oppure un “tetto salariale” per non far salire troppo i prezzi dei giocatori o gli stipendi dei Top Player?
“Sono necessari degli strumenti di controllo, come in NBA. I Ricavi aumenteranno tantissimo con una Superlega. Basta guardare ciò che avviene in America, dove i diritti tv per NFL e NBA vengono venduti a cifre spropositate che niente hanno a vedere con quelle dell'attuale Champions League UEFA. Un presidente di club che vede queste potenzialità di ricavi è logico che non può più accettare l'attuale format di Champions League e cerchi un'alternativa, che si chiami Superlega o altri. Il concetto chiave è che hanno agito in modo errato sul piano comunicativo e diplomatico. C'è anche da dire che la UEFA negli ultimi anni ha fatto orecchie da mercante sulle richieste di questi club e queste sono le conseguenze”.
La critica di molti ad un'eventuale Superlega è il fatto che 15 club parteciperanno per “blasone” e non per merito. Questo è un problema?
“Non è un problema perché questi 15 club nei prossimi anni (tranne forse 2 inglesi a turno) avrebbero comunque sempre partecipato alla Champions League e molti di questi sono anni che partecipano senza saltarne una. La partecipazione sicura è una garanzia che permette programmazione a questi grandi club. Un'azienda che non può programmare a più di un anno è inevitabilmente destinata a fallire”.
Come deve agire la UEFA nell'immediato futuro?
“Mi auguro che la Uefa capisca le esigenze dei club e rientri del tutto questa scissione, ne va anche a suo discapito! Spero che sia l'UEFA a lavorare su questo progetto in accordo con i club. Serve comunque un sistema che ponga come base la meritocrazia, magari inserendo promozioni e retrocessioni da una competizione all'altra anche in ambito Europeo”.
Ringraziamo Sebastian per la preziosa intervista